Genova, ferito da coltellata alla schiena non sa dire chi è stato e perché, indagine per tentato omicidio

Un amico del giovane ha chiamato i soccorsi cinque ore dopo l'aggressione. Forse la vittima è stato coinvolto in una rissa. Acquisite immagini delle telecamere

Le coltellate in mezzo alla strada, poi il ritorno a casa, dove si è trascinato nell’appartamento che divide con un coinquilino. E da qui la telefonata dell’amico al 118, che ha inviato sul posto un’ambulanza.
Resta avvolta dalla nebbia l’aggressione a danno d’un cittadino tunisino di 23 anni, avvenuta domenica mattina. La vittima è stata soccorsa a Genova, nella zona di Certosa: quando medico e volontari sono arrivati a casa sua, in via Umberto Pace, hanno trovato l’uomo con una ferita alla schiena provocata da un’arma da taglio. Aveva progressivamente perso conoscenza e l’amico cercava di tamponare il sangue che usciva copiosamente. I medici hanno ritenuto che non fosse in pericolo di vita, sebbene le lesioni fossero state inferte in una zona nella quale potevano avere conseguenze molto più gravi. Il nordafricano resta comunque in prognosi riservata ed è stato sottoposto a un intervento chirurgico.
L’uomo alla polizia ha riferito d’essere stato accoltellato verso le cinque del mattino mentre si trovava fuori casa, sebbene la sua versione sia parsa molto confusa. È vero che era comunque in precarie condizioni fisiche, ma non ha saputo minimamente indicare la possibile matrice del raid.
«Non so chi possa avermi colpito e per quale ragione», le parole che hanno lasciato abbastanza esterrefatte le forze dell’ordine. Il ferito, pur non riuscendo a fornire alcuna descrizione della persona che lo aveva colpito, ha specificato che non gli era stato sottratto nulla e quindi, in automatico, è stato escluso il movente della rapina. Dopo l’interrogatorio è stato trasportato all’ospedale Villa Scassi.
È possibile che il ventitreenne nuovamente interrogato nelle prossime ore, per cercare di circoscrivere meglio la vicenda e soprattutto l’ambito nel quale è maturata. Gli inquirenti si muoveranno su due fronti. Da una parte sono alla ricerca dei filmati che potrebbero essere stati registrati da alcune telecamere di videosorveglianza in zona, ancorché non sia facile ricostruire a ritroso il percorso compiuto dalla vittima nei minuti di poco successivi al raid.
L’altro binario che i poliziotti della squadra mobile stanno già percorrendo, è quello dei potenziali testimoni. Non tanto, per quel che s’è appreso finora da ambienti investigativi, inseriti nella cerchia del nordafricano, poiché è evidente che in pochi abbiano voglia di fornire dettagli su quanto accaduto nei giorni scorsi. L’obiettivo è intercettare qualcuno che magari si trovasse nei paraggi a quell’ora, e possa aver sentito urla o movimenti sospetti. Ma l’inchiesta, nella quale si potrebbe profilare il reato di tentato omicidio, parte in salita.