Strage di Erba, uscite le motivazioni sul 'no' alla revisione processo, giudici: “Nessuna nuova prova e complotto, Tarfusser no delega”
Le motivazioni per la mancata revisione della sentenza di ergastolo per Rosa e Olindo sarebbero molteplici. La figura del supertestimone Mario Frigerio, ad esempio, è stato ritenuto “lucido” dai giudici quando ha accusato Olindo Romano della sua aggressione
La richiesta della revisione della sentenza di ergastolo per Rosa Bazzi e Olindo Romano era stata respinta dai giudici perchè ritenuta inammissibile “sotto il duplice profilo della mancanza di novità e della inidoneità a ribaltare il giudizio di penale responsabilità delle prove di cui è chiesta l'ammissione". Dunque non ci sarebbero nuove prove e il proponente, il sostituto procuratore di Milano Cuno Tartusser, non era legittimato in materia di revisioni e “privo di delega”.
Strage di Erba, uscite le motivazioni sul 'no' alla revisione processo
Rosa Bazzi e Olindo Romano rimangono per i giudici colpevoli della Strage di Erba, in cui avevano perso la vita, la sera dell'11 dicembre del 2006, Raffaella Castagna di 30 anni, il figlio Youssef Marzouk di 2, la nonna materna del piccolo Paola Galli di 57 e la vicina di casa Valeria Cherubini di 55 anni. L'unico sopravvissuto e “supertestimone” è Mario Frigerio, marito di Valeria, che si è salvato grazie ad una malformazione alla carotide che gli ha permette di non morire dissanguato dopo essere stato colpito alla gola.
"Mario Frigerio era Lucido”
Per la Corte d'appello di Brescia “Mario Frigerio era lucido” nonostante la prima volta avesse dato una descrizione diversa del suo aggressore. Quando fu ascoltato in ospedale non aveva fatto l'identikit di Olindo, ma di un uomo “dalla pelle scura e con molti capelli”, un ritratto molto diverso la figura dell'uomo poi accusato di omidicio.
Per i giudici della Seconda sezione penale della Corte d'Appello di Brescia, presieduta da Antonio Minervini: “Frigerio aveva spiegato di non aver rivelato subito il nome del suo aggressore, perché non riusciva ad esprimersi e voleva capire perché il vicino gli avesse fatto una cosa del genere”. Per la difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, "le risposte" date da Frigerio in ospedale, il 20 dicembre 2006, “erano state fortemente condizionate da domande suggestive che avevano creato nella sua memoria un falso ricordo”. Nonostante una prima testimonianza molto diversa, i giudici hanno comunicato che “Frigerio aveva affermato: 'Per me è stato Olindo".
"Nessuna faida per la droga”
Per i giudici l'ipotesi del movente legato a un “regolamento di conti” nell'ambito del traffico di sostanze stupefacenti “non ha trovato alcun riscontro" da parte della Guardia di Finanza. Inoltre, secondo la Corte questa ipotesi non potrebbe basarsi sulle “apodittiche affermazioni di Abdi Kais“, un tunisino che era stato in carcere con Azouz Marzouz, e nelle “supposizioni degli altri pregiudicati intervistati mentre era in corso l'odierno processo di revisione".
“Nessun complotto”
Nonostante molti abbiano riscontrato delle “anomalie” nel processo a Rosa e Olindo i giudici di Brescia hanno escluso un "complotto" che avrebbe portato alla “fabbricazione di falsità di prove”. Oltre a ripercorrere la formazione delle prove, i giudici sottolineano che i precedenti gradi di giudizio hanno escluso, per esempio a proposito delle confessioni di Olindo e Rosa “qualsiasi illegittimità nell'operato dei Pubblici Ministeri che raccolsero le confessioni, registrandole”. Le “confessioni” però non avevano dato una versione coerente dei fatti, facendo supporre che i coniugi avessero “confessato” qualcosa di cui nemmeno loro erano a conoscenza.
Le interviste di Rosa e Olindo
Secondo i giudici della Corte d'appello, le interviste di Rosa e Olindo non sarebbero “prova ammissibile in sede processuale”, in quanto il soggetto intervistato “non ha l'obbligo di dire la verità e non assume alcun impegno in tal senso”. “Al contrario è sicuramente condizionale dalla pubblicità che il mezzo garantisce e tende generalmente a compiacere l'intervistatore", ha aggiunto la Corte. Inoltre, ha ribadito: "Nessun presidio, al di là della deontologia dell'intervistatore, è previsto a tutela della genuinità e libertà delle risposte e della correttezza delle domande che possono essere suggestive, insinuanti e insidiose".
Le ‘tre prove centrali” per l'accusa
A “incastrare” Rosa e Olindo sarebbero “tre prove centrali“: la “traccia ematica” di Valeria Cherubini sul battitacco della Seat Arosa, - "escluso possa essere stata lì deposta durante la perquisizione e neppure può sospettarsi essere frutto di una contaminazione in laboratorio", hanno sostenuto i giudici; il “riconoscimento di Mario Frigerio”, - “la prova che ha concorso a formare il giudicato di condanna non è costituita dalla deposizione o dall'annotazione di Gallorini ma dalla testimonianza resa in dibattimento da Mario Frigerio” ha scritto la corte d'Appello di Brescia -; e le loro “plurime e dettagliate confessioni” agli inquirenti, sulla Bibbia o al compagno di cella nel caso di Olindo.
Il movente
Nonostante la strage secondo molti sia stata eseguita da “killer di professione” che hanno agito con “perfezione millimetrica”, per i giudici le “caratteristiche sulle ferite delle vittime” hanno consentito al medico legale di ipotizzare che “gli aggressori fossero due, uno più alto e uno più basso, uno destro e uno mancino, uno più forte dell'altro”, ricondotti poi a Rosa e Olindo. A pesare sull'accusa ci sarebbe il movente della “lite tra vicini” e la “prova di colpevolezza” che i coniugi incriminati non abbiano “aperto subito ai carabinieri” perchè “addormentati” e la questione del contatore dell'energia elettrica “chiuso” che solo i “condomini potevano aprire per staccare la corrente”.