Trinità dei Monti, la Francia rivendica la famosa scalinata capitolina e si accende lo scontro Parigi - Roma

La Corte dei Conti transalpina ha criticato la gestione finanziaria dell'Ente che gestisce il patrimonio francese a Roma

Numerosi celebri film l'hanno immortalata in tutto il suo splendore. Da sempre iconico monumento della Capitale, la Scalinata di Trinità dei Monti è ora finita in un rapporto della Corte dei Conti di Parigi. Un documento di critica nei confronti dell'Italia per la gestione “approssimativa” delle cinque chiese francesi di Roma, fra cui Trinità dei Monti e con essa ne avoca la proprietà della Scalinata. “La scalinata - recita il rapporto - è stata costruita con fondi francesi all'inizio del XVIII secolo e in seguito mantenuta per decenni dai Pii Stabilimenti Della Francia, custodi dei beni d'Oltralpe, ma anche, in diverse occasioni, negli ultimi anni, dal Comune di Roma, anche attraverso sponsorizzazioni”. La meravigliosa architettura del Rione Campo Marzio, che unisce il Pincio con Piazza di Spagna, venne commissionata dal cardinale Pierre Guérin de Tencin e finanziata dal mecenate Étienne Gueffier. A memoria la targa, presente lungo la Scalinata di Trinità dei Monti, ricorda la costruzione avvenuta nel 1725 a opera dell'architetto Francesco De Sanctis sotto Papa Benedetto XIII Orsini (1724-1730). La Fondazione, in francese conosciuta come Pieux établissements de la France a Rome, controlla un patrimonio dal valore inestimabile. Nel lungo elenco vi sono le Chiese di San Luigi dei Francesi, che conserva tre tele di Caravaggio dedicate a San Matteo, Sant'Ivo dei Bretoni, Santi Claudio e Andrea dei Borgognoni e San Nicola dei Lorenesi, oltre a proprietà immobiliari nel centro di Roma, tra cui Villa Medici, i cui “affitti dovrebbero garantire la manutenzione delle chiese”. Secondo i giudici francesi questi beni non sono “adeguatamente messi a frutto”. A vigilare è l'ambasciata di Francia presso la Santa Sede, attraverso un amministratore e un tesoriere. Il primo, però, ha un incarico a termine mentre il tesoriere, sostengono i giudici, ha un mandato a tempo indeterminato. Una questione cruciale, quella delle Pieux établissements, che mette Parigi contro Roma, o meglio Francia contro Italia. In particolare l'area di Trinità dei Monti è più ingarbugliata, perché si rifà al lasciato testamentario del diplomatico francese Stefano Gueffier. Il diplomatico francese di Le Mans, deceduto nel 1660, era impiegato all'Ambasciata di Francia presso la Santa Sede, sotto i papi Urbano VIII, Innocenzo X ed Alessandro VII. Poco prima di morire, aveva ottant'anni, lasciò due testamenti riguardanti distintamente i beni in Francia e quelli in Italia. In quest'ultimo chiedeva la realizzazione della scalinata con l'obbligo di spendere ventimila scudi. Cifra ridotta alla metà post mortem, per favorire il nipote Cristoforo Chappus, giudicata non adeguata dai “Minimi francesi della Trinità dei Monti”. Più tardi nel 1717, Clemente XI, 243º papa della Chiesa cattolica, ordinò di quantificare i fondi di Gueffier dando il via alla costruzione della Scalinata.