Dopo quasi 30 anni dall’omicidio di Luigia Borrelli c'è un nuovo indagato. L’ex infermiera genovese, che si era messa a fare la prostituta per mantenere la famiglia, fu barbaramente uccisa il 5 settembre 1995, in vico Indoratori 64, nel centro storico di Genova.
Noto alle cronache come “il delitto del trapano”, perché l’utensile fu trovato conficcato nella gola della donna, trovata morta nel basso che utilizzava per prostituirsi, l’omicidio arriva a una svolta: gli investigatori della squadra mobile di Genova e della guardia di finanza hanno eseguito un decreto di perquisizione e sequestro a carico di un genovese di 63 anni, che lavora come dipendente in una carrozzeria. E’ accusato di omicidio e rapina: quel giorno avrebbe rubato anche l’incasso della donna portandole via il portafoglio dopo averla uccisa. L’uomo è un giocatore seriale come avrebbero dimostrato anche gli accertamenti bancari recenti e in passato aveva fatto ricorso più volte al banco dei pegni. Un bisogno spasmodico di soldi quindi, forse, all’origine del delitto.
Le ultime notizie ufficiali sulle indagini relative al delitto del trapano risalgono a un anno fa quando la comparazione del Dna aveva escluso la responsabilità dell’ultimo – in ordine di tempo – dei sospettati del delitto, un ex primario del San Martino morto nel 2021. La comparazione era stata eseguita grazie al dna di alcuni familiari ma aveva dato esito negativo. A fare il nome del medico era stata nel 2022 una testimone a cui la madre, anche lei infermiera e collega di Borrelli, aveva fatto delle confidenza: avrebbe detto che la sua collega aveva una relazione con un primario dell’ospedale in cui lavoravano e che la vittima, nelle mani degli usurai per i debiti lasciati dal marito, lo ricattava.
Dopo l’esito negativo della comparazione la pm Patrizia Petruzziello, che coordina la squadra mobile genovese, non si era data per vinta e aveva inviato l’arma del delitto, il trapano, al gabinetto della polizia scientifica di Roma. Gli esperti hanno poi estrapolato altro dna, dai reperti che erano già stati presi all’epoca, con più marcatori, quindi più completo. Nel corso di questi29 anni l’inchiesta è stata più volte riaperta e archiviata. Il primo ad essere sospettato fu il muratore Ottavio Salis, proprietario del trapano che frequentava il basso perché stava eseguendo alcuni lavori di ristrutturazione. Salis si uccise il 14 settembre 1995 lanciandosi dalla Sopraelevata il giorno prima che i risultati di laboratorio certificassero la sua estraneità al delitto. Ma non si trattò dell’unico suicidio in questa drammatica vicenda. Adriana Fravega, ex prostituta e proprietaria del basso dove Borrelli si prostituiva, si uccise qualche mese dopo, il 25 marzo 1996, con un mix di barbiturici. Era stata lei a indicare Salis come possibile assassino e forse il suicidio fu una conseguenza dei sensi di colpa.