25 Agosto 2024
Piero Marenghi, imprenditore, editore e regista, figlio del banchiere Vincenzo che era stato l'erede di Enrico Cuccia in Mediobanca, ha patteggiato a 22 mesi davanti al tribunale la condanna per il reato di bancarotta fraudolenta.
Nella sentenza, emessa il 28 maggio scorso, è riportato che "nel periodo di difficoltà finanziaria della società fallita" avrebbe distratto "beni aziendali" mediante pagamenti, anche in contanti, che non hanno “una giustificazione contabile”. Per il Tribunale fondi per oltre 1.350.000 euro sarebbero confluiti nelle casse di società riconducibili allo stesso Marenghi. L’imprenditore non avrebbe versato inoltre "le imposte dovute sin dall’anno 2021, maturando un debito verso l’erario" dell’ammontare di poco più di 630 mila euro.
A fallire le società Classica Hd e la conosciutissima Gestione Teatro che alla Scala di Milano gestiva lo shop per la vendita di gadget e libretti d’opera.
Maranghi pochi mesi fa aveva concluso la vendita della magione milanese denominata “Casa degli Atellani” al tycoon del lusso Bernard Arnault.
La Casa degli Atellani, è una dimora del '500, tra le più belle del capoluogo meneghino.
Si tratta di un vero gioiello, peraltro vincolato come immobile storico, che ha tra l'altro fatto da sfondo a un evento di Dolce&Gabbana e a una sfilata di Philosophy di Lorenzo Serafini.
Fiore all’occhiello della Casa è sicuramente il vigneto di oltre 8.300 metri quadrati, l’unico al mondo nel cuore di una metropoli, interamente impiantato a Malvasia, come nel Cinquecento.
In corso Magenta, in pieno centro, secondo gli esperti del settore immobiliare ha un valore di mercato di circa 20mila euro al metro quadro. Il prezzo della compravendita, quindi, si sarebbe aggirato su una cifra di non meno di 50 milioni di euro.
Oltre che da posizione, dimensioni e spazi esterni, il valore della dimora deriva dal suo fascino impareggiabile: fu donata da Ludovico il Moro nel 1490 a Giacometto di Lucia dell’Atella, da cui prende il nome. E proprio il duca di Milano donò il vigneto - poi annesso - a Leonardo da Vinci nel 1498, mentre stava affrescando l’Ultima cena all’interno del refettorio della chiesa di Santa Maria delle Grazie.
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