Vannacci al GdI: "Chiamarmi co*lione infelice sparata di Bersani; adesso che il tribunale si è espresso sulla mia querela, dovrà decidere cosa fare"
L'europarlamentare Roberto Vannacci risponde a Il Giornale d'Italia sulle più scottanti questioni dell'estate, dalla vittoria per la querela per diffamazione contro Bersani ai rapporti con Salvini e la Lega, senza nascondere il tifo per Trump
Il Giornale d'Italia ha intervistato l'eurodeputato Roberto Vannacci, in questa estate rovente al centro della politica italiana, sui temi più caldi del momento.
La considerano il top player della politica quest'estate. Che ne pensa?
"Quest'estate avevo l'idea di stare un po' con la famiglia e di fare un po' di vacanza, devo dire che invece le testate giornalistiche e molti programmi televisivi hanno voluto dedicare tanto tempo e tanto spazio al sottoscritto. Quindi non so se questa definizione di top player sia dovuta a quella che ho fatto io oppure al grandissimo spazio che molte testate hanno voluto dedicarmi.
Io mi ritengo una persona mediamente preparata, mediamente intelligente, quindi questa definizione forse è un po' esagerata".
Si parla sempre più di "vannaccismo", cosa pensa di questa definizione?
"È una cosa che un po' mi lusinga. C'è anche un libro, scritto da Fabio Filomeni, che tratta proprio del vannaccismo che potrebbe essere un nuovo modo per approcciare la vita, per approcciare - diciamo - la realtà.
Mi lusinga perché vuol dire che, insomma dopo essere stato dipinto come il male assoluto, sono diventato addirittura prima un'unità di misura dei voti, visto che subito dopo le elezioni europee ero il metro della quantità di voti che veniva considerata, e adesso divento un'espressione per intendere la vita, per intendere l'approccio alla realtà, per intendere un modo di esprimersi.
Bene, mi fa piacere.
Adesso non credo che questa cosa debba essere proprio interpretata come un movimento filosofico-sociale, ma come un'espressione - se si vuole goliardica - per indicare un una modalità per esprimersi e per interpretare la vita stessa"
Per interpretare la vita, qual è la sua regola aurea?
"Il buon senso, quello che ho scritto nel libro: affrontarla con pragmatismo, con buon senso e con alcuni principi che devono fungere da bussola o da punto di riferimento. Quindi la correttezza, la lealtà, il principio della sicurezza e dell'identità, l'attaccamento ai valori come la famiglia, le tradizioni, le radici.
È un modo molto semplice di interpretare il vannaccismo".
A proposito di valori e correttezza, cosa pensa della multa a Bersani?
"Penso che, insomma, in seguito ai suoi sproloqui probabilmente poco continenti nei miei confronti, e del fatto che non abbia voluto neanche parlarmi dopo quella sua infelice sparata nel Congresso e che anzi abbia rincarato la dose in altre trasmissioni successive ala Festa dell'Unità a Ravenna, il procuratore che ha esaminato la querela l'ha considerata coerente e adesso Bersani dovrà decidere che cosa fare.
Penso che fosse effettivamente una frase diffamatoria quella da lui pronunciata, oltretutto senza mai aver neanche letto il libro.
Non ho visto ancora alcuna carta. Mi hanno solo confermato che c'è stato il decreto, me l'ha confermato il mio legale e quindi adesso non è più solamente una notizia giornalistica, ma è una cosa confermata, anche se non so i particolari".
Di recente lei ha detto 'nessun partito' e ha parlato di 'associazione politica conglomerante'. È un'evoluzione delle vecchie correnti di partito o cosa costituisce?
"Guardi io non so neanche che cosa 'corrente' significhi all'interno di un partito perché non mi sono mai occupato di politica. Io ho detto quello che sta succedendo, tra l'altro di un comitato del quale io non faccio parte perché il comitato 'Il mondo al contrario' è nato ad agosto 2023 e non ne ho mai fatto parte pur essendo un promotore dell'iniziativa nel senso che mi ha fatto molto piacere il fatto che fosse nata e conosco le persone che stanno gestendo questo movimento; sono molti dei miei cari amici: camerati con i quali ho condiviso anni e anni di vita sotto le armi.
È nata inizialmente come un'associazione culturale perché seguiva uno scrittore, qualcuno che aveva pubblicato delle idee, dei principi su un libro. Adesso lo scrittore è diventato un uomo politico e quindi l'associazione cambia ragione sociale, diventa un'associazione politica, ma continua a fare la stessa cosa che faceva prima: supporta quello che io dico, mi segue in questa mia evoluzione professionale, allarga le fila dei sostenitori, si consolida, si ramifica sul territorio, riunisce tutta la gente che mi supporta e io sono nella Lega e quindi fa bene a me e fa bene alla Lega".
A proposito di Lega, le sembra che Salvini la tema o reputa che dovrebbe temerla?
"No, non c'è motivo per il quale mi debba temere. Con il ministro Salvini abbiamo un ottimo rapporto di rispetto reciproco e di stima reciproca. Non ci sentiamo spessissimo. Siamo sempre però in sintonia perché, evidentemente, abbiamo la stessa visione del futuro. Non ha alcun motivo per temermi".
Lei ha detto di essere pronto a lanciarsi a Pontida col paracadute, come aveva già detto per il Parlamento europeo: questo dà l'idea di un attacco dall'alto, non crede?
Vannacci non riesce a trattenere una risata, quindi risponde: "No, non è un attacco, ma è un avvicinamento veloce ed efficace, quindi non c'è nulla da temere neanche a questo riguardo. Per me sarebbe semplicemente un modo più veloce e più efficace per raggiungere queste località geografiche, visto che gran parte del tempo lo passo nei trasferimenti. Se avessi la possibilità di lanciarmi col paracadute risparmierei tantissimo tempo e mi divertirei anche".
Come esperto di tattica ritiene che Kursk sia stata un errore?
"Sì, secondo me sì. È stato un errore in quanto puntata offensiva che ha causato la morte di tantissimi, probabilmente valorosi, soldati ucraini per controllare una regione piccola, anche se i giornali hanno esaltato l'operazione parlando di 1000 metri quadri: ebbene 1000 metri quadri sono una regione di 33 per 33 chilometri quadrati, quindi uno spazio assolutamente risibile se comparato con gli sconfinati territori russi. Oltretutto non credo che sarà possibile mantenere queste posizioni nel tempo perché mancano le risorse per supportare questa avanzata.
Costerà la vita a tantissime persone, a tantissimi soldati; costerà mezzi, materiali, equipaggiamenti e non porterà assolutamente a nulla se non a, forse, una sorta di operazione psicologica per convincere i sostenitori dell'Ucraina che queste forze armate hanno ancora capacità operativa che consente di effettuare attività offensive.
Tatticamente però lo ritengo un errore, se vuole lo paragono un poco al contrattacco nelle Ardenne che era stato fatto alla fine della seconda guerra mondiale e che poi si è concluso con un nulla di fatto".
Ancora come esperto di tattica e strategia, secondo lei cosa manca nei negoziati per il cessate il fuoco a Gaza?
"Più che di tattica si tratta di una condizione che bisogna realizzare per accettare un negoziato. Come ho sempre detto, i negoziati sono sempre possibili, ma i negoziati costano, hanno un prezzo e se le due parti non sono pronte a pagare il prezzo del negoziato, il negoziato non viene fatto.
Da una parte c'è il rilascio degli ostaggi, che ancora non è stato ottemperato, e dall'altra parte invece c'è la strenua ricerca di ottenere un vantaggio da questa carneficina, che poi alla fine tale è stata. Quindi se le due parti non sono ancora pronte a pagare il prezzo per questo negoziato, il cessate il fuoco non ci sarà".
La strategia di Kamala Harris nelle presidenziali Usa sembra funzionare contro Trump, come crede andrà a finire?
"Diciamo che io mi auguro che invece vincano i repubblicani e che vinca Trump, anche perché questo potrebbe significare una vera svolta nel conflitto russo-ucraino".
L'ultima domanda: stanno montando nuovamente le polemiche sui vaccini Covid. Qual è la sua posizione al riguardo?
"Sulla questione io mi sono sempre tenuto a distanza, non dico lontano, ma cauto perché non ho le conoscenze mediche e scientifiche per valutare in maniera attenta ciò che è stato fatto e ciò che magari sarebbe stato da fare.
Una cosa certa è che durante il periodo della pandemia ho sofferto l'imposizione vaccinale, l'obbligo vaccinale, perché essendo una persona che crede nella libertà, ed essendo stato dimostrato dalla scienza che questo vaccino non serviva per tutelare gli altri, e che quindi non aveva nessun motivo per essere imposto e invece lo è stato, togliendo la possibilità di scelta ai singoli cittadini, ai singoli individui. Questo è quello che mi sento di dire.
Seguo poi con attenzione quelle che sono le evoluzioni e le notizie che vengono pubblicate riguardo questa famosa problematica. Sono stato molto attento quando la Corte europea ha condannato la Commissione per non aver reso disponibili i dati dei vaccini al momento opportuno e quindi diciamo che seguo con grande attenzione sperando che prossimamente ci vengano dati dei dati informativi più certi per poter valutare, con la consapevolezza e l'oggettività del caso, ciò che è stato fatto e ciò che non debba mai più essere ripetuto".