Naufragio di Cutro, inchiesta chiusa, 6 indagati tra Guardia costiera e GDF per “omicidio colposo plurimo”, procura: “Tragedia evitabile”
A 17 mesi dalla strage che ha causato la morte di 94 persone e un numero imprecisato di dispersi, finiscono nel registro degli indagati 4 finanzieri e 2 militari
La notte tra il 25 e il 26 febbraio del 2023 la strage di Steccato di Cutro costò la vita ad almeno 98 persone. Il caicco Summer Love, partito dalla Turchia e carico di almeno 180 migranti, si arenò su una secca a poche decine di metri dalla costa del comune calabrese nei pressi della foce del fiume Tacina. L’impatto con le onde, rovesciò e distrusse il natante. Le polemiche sulla presunta lentezza dei soccorsi erano diventate subito un fatto politico, con il Governo a fare muro introno al Ministro Piantedosi e le opposizioni ad evidenziare il macchinoso intervento di Guardia di finanza e e Guardia Costiera, nonostante la presenza di segnalazioni precedenti da parte di un’altra imbarcazione dell’agenzia europea di protezione Frontex. Per i tragici fatti di quella sera, erano state aperte due inchieste parallele: una per naufragio e omicidio colposo aperta a carico dei presunti scafisti ed una parallela, nella mattina del 2 marzo 2023, atta ad accertare che non vi siano state omissioni, errori o sottovalutazioni nell'adempimento dei doveri e delle attività di soccorso, sempre con le stesse ipotesi di reato. Il procuratore Giuseppe Capoccia della Procura della Repubblica di Crotone aveva affidato ai carabinieri la delega con il compito di acquisire dalla Guardia costiera, dalla GDF e dall'agenzia Frontex, atti e registri relativi alle attività compiute in quella notte, nel lasso di ore intercorse fra il primo avvistamento del barcone e il suo naufragio.
Indagini finite: arrivano gli avvisi
Ebbene oggi, martedì 23 luglio 2024, a 17 mesi di distanza dal tragico evento, quella seconda indagine sugli eventuali errori e omissioni nella catena di comando di Guardia di Finanza e Guardia Costiera si è conclusa, portando l’intero impianto accusatorio sul fatto che la strage “si poteva evitare”. Ne sono convinti i magistrati di Crotone che hanno inviato l'avviso di conclusione delle indagini ai sei indagati. Si tratta di 5 uomini e una donna, 2 militari della Guardia costiera e 4 agenti della Guardia di finanza. Per tutti, le ipotesi di reato vanno dal naufragio colposo all’omicidio colposo plurimo. Le accuse della procura sono a carico di Giuseppe Grillo, capo turno della sala operativa del Comando provinciale della GDF e del Roan (Reparto operativo aeronavale) di Vibo Valentia; Antonino Lopresti, ufficiale in comando tattico presso il Roan di Vibo Valentia, Alberto Lippolis, comandante Roan di Vibo Valentia, Nicolino Vardaro, comandante Gruppo aeronavale di Taranto, ufficiale di comando e controllo tattico; Francesca Perfido, in qualità di ufficiale di ispezione in servizio presso l'Imrcc (Italian Maritime Rescue Coordination Centre - Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo) di Roma e Nicola Nania, ufficiale di ispezione della Guardia costiera, in servizio la notte del 26 febbraio a Reggio Calabria.
Le contestazioni dei magistrati sulle ricostruzioni di quella notte
I magistrati spiegano che “la forza di polizia interessata doveva effettuare il monitoraggio occulto del 'target' in avvicinamento per poi intervenire direttamente alle 12 miglia al fine prioritario di valutare visivamente le condizioni di sicurezza del natante e delle persone a bordo”. Nell'avviso di conclusione delle indagini, il procuratore Capoccia ricorda le singole posizioni dei sei indagati. Per la Procura di Crotone, se i comportamenti degli stessi fossero stati “diligentemente tenuti” avrebbero “certamente determinato l'impiego di assetti della Guardia costiera per l'intercetto del natante, sicuramente idonei a navigare in sicurezza, impedendo in tal modo che il caicco fosse incautamente diretto dagli scafisti verso la spiaggia di Steccato di Cutro e in prossimità si sgretolasse urtando contro una 'secca' a seguito di una manovra imperita de timoniere, così non impedendo l'affondamento del natante e la conseguente morte di almeno 98 persone, decedute tutte per annegamento.”. In particolare, per quanto riguarda i 4 finanzieri è stata contesta “l'omessa completa comunicazione delle difficoltà di navigazione incontrate a causa delle condizioni meteomarine, nonché il ritardo nel predisporre le operazioni di intercetto del caicco, in assenza di un effettivo ed efficace monitoraggio radar”. Per quel che attiene invece ai membri della Guardia costiera, spiegano poi gli inquirenti: “La contestazione ruota intorno alla mancata acquisizione di informazioni necessarie per avere un quadro effettivo di quanto la Guardia di finanza stava facendo cui conseguiva una carente valutazione dello scenario operativo e delle conseguenti disposizioni da impartire ai natanti della Guardia costiera che pure erano in condizioni di intervenire”.
Secondo il pm - in definitiva - gli indagati avevano “tutti e indistintamente il prioritario, fondamentale e ineludibile obbligo di salvaguardare la vita in mare, anche rispetto a condotte imprudenti, negligenti e imperite degli scafisti nonché di tutela dell'ordine pubblico”.