Viganò scomunicato, l'abisso delle situazioni tra l'ex nunzio apostolico negli Usa e don Minutella
Addirittura avrebbe potuto in tali vesti annullare o emendare il tanto detestato Concilio Vaticano II. Occasione perduta
Diversi cattolici che non amano Bergoglio sono portati oggi a vedere in Mons. Carlo Maria Viganò un paladino della vera fede contro la deriva bergogliana. Ma siamo sicuri che sia proprio così? E soprattutto, dato che sia don Minutella che Mons. Viganò hanno ricevuto scomuniche, i loro casi sono forse apparentabili?
Innanzitutto c’è da osservare che tra i 44 dogmi cattolici c’è quello dell’”indefettibilità della Chiesa” sancito dal Concilio Vaticano I: cioè, l’istituzione voluta da Dio rimarrà in piedi fino alla fine dei tempi, anche nell’apparato giuridico, con una successione petrina legittima e perpetua. Infatti, i 40 antipapi che si sono avvicendati nella storia della Chiesa sono stati tutti cacciati manu militari, deposti da concilii, o rimossi post mortem dall’annuario pontificio come avvenuto nel 1947 per l’antipapa Giovanni XXIII, vissuto al tempo dello Scisma d’Occidente.
I cosiddetti sedevacantisti, una branca estremista del tradizionalismo, credono però che non ci sia più nessun papa valido dopo Pio XII, morto nel 1958. Secondo loro, tutti i papi che hanno aderito al Concilio, da Roncalli a Bergoglio senza distinzioni, sono eretici e quindi decaduti automaticamente. A parte il fatto che servirebbe un pronunciamento della Chiesa stessa, e non il parere di qualche studioso, per definire il caso di un papa eretico, a parte il fatto che i documenti del Concilio furono firmati persino da Mons. Lefebvre, che mai si sognò di non riconoscere legittimo papa Giovanni Paolo II, ma se così fosse, con la morte degli ultimi cardinali utili a eleggere il successore di Pio XII, la Chiesa cattolica sarebbe finita da un pezzo. Questo andrebbe contro il dogma dell’indefettibilità e per questo motivo i sedevacantisti sono eretici.
Ora, questi vecchi pruriti sono tornati alla ribalta con il pontificato di Bergoglio, sulla cui legittimità gravano pesantissimi dubbi considerando che Benedetto XVI non ha rinunciato a norma delle leggi della Chiesa, non abdicando al munus petrino come imposto dal canone 332.2. Questo, in base alla costituzione Universi Dominici Gregis rende l’elezione di Bergoglio nulla e invalida, senza che occorra una dichiarazione ecclesiastica in proposito. Quindi Bergoglio sarebbe antipapa, in quanto eletto non canonicamente.
Proprio sulla base di tale impasse, don Minutella fin dal 2018 ha gridato al mondo intero che Bergoglio non era il papa (e Benedetto XVI non l’ha mai smentito o censurato). Per questo il teologo palermitano è stato prima sospeso, poi scomunicato (assurdamente) due volte, e poi ridotto allo stato laicale. Ovviamente, se Bergoglio non è il papa, queste sanzioni sono invalide come anche quella di Viganò.
L’arcivescovo di Ulpiana ha parlato malissimo, per anni, di Bergoglio, pur riconoscendolo papa legittimo e questo ha, in primis, screditato l’istituzione del papato. Come può il “dolce Cristo in terra” (il Papa) essere “malvagio e capo della deep church”? Dove sarebbe finita l’assistenza specialissima dello Spirito Santo al Papa? Per circa 4 anni, Viganò è stato “bombardato” dallo scrivente con gli articoli dell’inchiesta sulla sede impedita di Ratzinger, ma non ne ha mai voluto sapere. Non ha mai smentito la ricostruzione, né si è voluto servire dell’oggettivo errore sostanziale della rinuncia che, è oggettivo, tanto che secondo altri tradizionalisti, sarebbe derivata dal fatto che Benedetto XVI non aveva ben capito il ruolo del papa e aveva inteso sdoppiare il papato in un pontefice attivo e uno in pensione. Il colossale equivoco è che Ratzinger parlava di un ministero allargato con un “membro contemplativo”, cioè il papa impedito e un “membro attivo”, l’antipapa regnante. Non hanno compreso, ma, ugualmente, la mancata rinuncia al munus, rende l’atto nullo e invalido, sempre che una semplice dichiarazione possa essere considerata un atto canonico.
Dopo la recente convocazione a processo, Viganò ha tuttavia dichiarato di non riconoscere Bergoglio legittimo papa non per la sede impedita e la mancata rinuncia di Benedetto XVI, ma solo in quanto papa post-conciliare. Infatti, ha apertamente rinnegato il Concilio.
E’ anche pressoché certo che Monsignore si sia fatto riconsacrare vescovo dal pluriscomunicato Mons. WIlliamson, cosa da lui mai smentita e anzi supportata dal fatto che, pur non riconoscendo tutti i papi postconciliari, continua a vestirsi da vescovo.
Anche se la sua scomunica è invalida in quanto comminata da gerarchie antipapali, questa posizione ha di fatto reso Viganò scismatico in quanto non riconosce la Chiesa del Concilio, ed eretico in quanto non crede alla indefettibilità della Chiesa, dato che non ritiene legittimo Giovanni Paolo II, sotto il quale lui stesso fu ordinato arcivescovo. Non è un caso che Viganò avesse twittato mesi fa: “siamo governati da apostati, e questo dura dai tempi del Concilio”. Il tweet fu da lui rimosso, ma per tempo lo avevamo salvato.
Viganò si è comunque scomunicato da solo, latae sententiae, anche senza la scomunica ufficiale di Tucho Fernandez.
Questo rende i sacramenti amministrati da Viganò illeciti e, secondo quanto spiegano gli Amici Domenicani in base a San Tommaso, anche forieri di peccato perché celebrati non in unione con la Chiesa di Cristo, una santa, cattolica e apostolica, con a capo il Papa legittimo.
Don Minutella, al contrario, è rimasto dentro la Chiesa, difendendo fino all’ultimo il vero papa impedito Benedetto XVI. E’ stato ingiustamente e invalidamente sanzionato dalla gerarchia antipapale in quanto egli si è rifatto alle leggi della Chiesa per contestare la legittimità di Bergoglio non in quanto eretico, ma in quanto eletto da un conclave invalido, convocato con papa Benedetto non morto e non abdicatario. Don Minutella, per quanto affermi che dal 31 dicembre 2022 la sede è vacante, non è minimamente sedevacantista, in quanto per lui la Chiesa non è affatto terminata con Pio XII. La situazione è oggi ancora recuperabile finché ci saranno tre veri cardinali di nomina pre-2013 ovvero in numero minimo per formare un conclave ed eleggere il successore di Benedetto XVI. Don Minutella non contesta quindi il dogma dell’indefettibilità e non si è mai auto-scismato dalla Chiesa. Continua a considerarsi parte di essa, nonostante la gerarchia antipapale lo abbia sanzionato.
Il sacerdote di Carini ha sostenuto la petizione ai cardinali e ora sostiene l’istanza che è stata depositata il 6 giugno dallo scrivente presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, quindi continua ad avvalersi delle leggi della Chiesa per segnalare alle legittime gerarchie l’illegittima successione petrina.
In sostanza, se Viganò è autore di uno scisma eretico, al suo opposto, don Minutella lavora per la riconquista della Chiesa cattolica alla sua legale successione petrina. Eppure, se avesse cavalcato la questione della sede impedita di Benedetto XVI, Viganò avrebbe potuto liberare la Chiesa e diventare il nuovo papa. Addirittura avrebbe potuto in tali vesti annullare o emendare il tanto detestato Concilio Vaticano II. Occasione perduta.
Non è un caso che mentre di Viganò si parla diffusamente sui media, in quanto non costituisce alcun pericolo per Bergoglio, anzi, lo libera utilmente di tanti tradizionalisti in buona fede che non si rendono conto di star scismandosi, don Minutella è costantemente oscurato, censurato e screditato così come avviene per la vicenda dell’istanza sulla sede impedita di Benedetto XVI.
Il gioco è così vantaggioso, sia per Bergoglio che per Viganò, il quale adesso vedrà affluire notevoli offerte alla sua fondazione, che anche lo storico Lamberto Rimondini ha ipotizzato che vi possa essere un accordo fra i due. Un classico esempio di gatekeeping, ovvero di dissenso controllato: Bergoglio si tiene la struttura, Viganò si porta via una bella fetta di tradizionalisti nell’illusione che possa esservi una vera Chiesa di Cristo separata da Pietro.
Di Andrea Cionci.