Genova, strangolò la moglie con la corda da stendere, chiede perdono e in appello arriva lo sconto

Salvatore Cannella in primo grado aveva preso l'ergastolo, poi grazie ai suoi legali ha ottenuto una pena a 24 anni risarcendo i figli e mostrando pentimento

E' stata ridotta dalla Corte d’Assise d’appello di Genova la pena per Salvatore Cannella, il manovale di 58 anni che il 27 luglio del 2022 ha ucciso, strangolandola con una corda da stendere, la moglie Marzia Bettino, nella dependance della loro abitazione a San Biagio, in Valpolcevera. L’ergastolo, pena stabilita in primo grado, è stato ridotto a 24 anni di reclusione. Un cambiamento frutto di un concordato - di fatto un patteggiamento in secondo grado - che ha portato al riconoscimento delle attenuanti generiche nei confronti di Cannella, difeso dagli avvocati Fabio Di Salvo e Mario Iavicoli.

Cannella è sempre detenuto in carcere a Marassi. E in questo momento condivide la cella con Paolo Emilio Signorini, l’ex capo dell’Autorità portuale di Genova e Savona arrestato il 7 maggio scorso per corruzione, nell’ambito dell’inchiesta che ha portato ai domiciliari il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, il suo capo di gabinetto Matteo Cozzani e l’imprenditore portuale Aldo Spinelli.

Cannella aveva confessato l’omicidio il giorno stesso, con una chiamata ai carabinieri da un telefono pubblico. I militari si erano precipitati in via della Riviera, a San Biagio, trovando il corpo della donna. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Cannella l’aveva strangolata nella dependance dell’abitazione in cui la coppia aveva vissuto per anni. I due si stavano separando e Bettino, proprietaria dell’immobile, aveva acconsentito a concedere al consorte quella casetta nel terreno dell’abitazione principale. Tanto che il 27 luglio l’uomo stava portando via le sue cose, con l’aiuto della donna. Stando a quanto emerso nelle indagini e a processo, il cinquantottenne accusava Bettino di averlo tradito e di volerlo cacciare di casa. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, il presidente della Corte d’Assise Massimo Cusatti e la giudice Cinzia Perroni descrivono così il comportamento di Cannella: «Una forza intensissima, sostenuta dal fermo intento, non scalfito dal minimo scrupolo, di “zittire” per sempre la madre dei suoi figli che pure, va ribadito, gli stava preparando una dignitosa sistemazione alternativa nelle more della loro definitiva separazione». 

Per arrivare al concordato, i legali di Cannella hanno sottolineato come l’uomo abbia donato ai figli i propri beni. Ed è stato depositato ai giudici un documento nel quale il cinquantottenne esprime dolore per la sofferenza dei figli e per quanto fatto alla moglie. E chiede perdono. La Corte d’Assise d’appello, presieduta dalla giudice Annaleila Dello Preite, ha accolto la richiesta di concordato, dopo il via libera del procuratore generale Alessandro Bogliolo. Cruciale la concessione delle attenuanti generiche, ritenute però equivalenti alle aggravanti. Fattore che ha portato sì all’esclusione dell’ergastolo, ma mantenendo una pena elevata. —