Genova, assolti quattordici ultrà del Genoa dall'accusa di estorsione all'ex presidente Preziosi

I pm avevano chiesto complessivamente 33 anni di carcere. Secondo loro i tifosi garantivano alla società la pace nelle gradinate in cambio di denaro

Il tribunale di Genova ha assolto tutti e 14 gli imputati nel processo per associazione per delinquere finalizzata a far pressioni sulla società guidata allora dal presidente Enrico Preziosi. Secondo l’accusa gli imputati si erano resi responsabili di diversi episodi violenti, ma durante il dibattimento la prova delle condotte illegali non è stata trovata. Per la Procura Massimo Leopizzi e Arthur Marashi erano i ‘capi’ dell’associazione che ricattava di fatto il Genoa garantendo la ‘pace del tifo’ in cambio di denaro gestito attraverso la società Sicurart di cui era amministratore Marashi e socio occulto Leopizzi. Ma per il collegio non c’e stata alcuna associazione adelinquere e sul punto ha assolto i 14 imputati con formula piena. Sulle estorsioni invece l’assoluzione è stata pronunciata con la formula dubitativa del secondo comma (insufficienza di prove). Per la maggior parte delle violenze private il tribunale il fatto c’era (per esempio le pressioni sui giocatori o il pullman del Genoa fermato all’aeroporto) il fatto c’era ma non essendoci l’aggravante non era possibile procedere senza la querela delle vittime.

I sostituti procuratori Francesca Rombolà e Giancarlo Vona avevano chiesto oltre 33 anni complessivi di carcere per 14 dei 15 imputati. Per Massimo Leopizzi, considerato il capo dell’associazione, aveva chiesto 8 anni di carcere.