Arresto Toti, ombre sulla nuova diga di Genova nel filone sulla corruzione, “sappiamo già chi la farà”
Nelle intercettazioni il mega progetto viene citato innumerevoli volte, fortemente voluto da Spinelli per garantirsi nuovi spazi in porto, anche con l'aiuto di Signorini
La maxi inchiesta sulla corruzione in Liguria toccaanche il progetto della nuova diga di Genova, l’opera più importante dal punto di vista economico a livello nazionale e che, secondo chi la vorrebbe a ogni costo, cambierà il futuro del porto di Genova. Una aspettativa ripetuta più volte in questi anni, ma che ad oggi, alla luce delle carte della Procura di Genova, sembra avere solamente una certezza: serve (o serviva) a Spinelli per poter ampliare il proprio business sulle banchine del porto di Genova. Una realtà che emerge dall’inchiesta: il mega progetto spunta molteplici volte nelle decine di intercettazioni telefoniche e ambientali raccolte dagli investigatori in questi anni. E da quanto riportato, emerge chiaramenteil pressing quasi asfissiante di Aldo Spinelli nei confronti di Giovanni Toti e Paolo Emilio Signorini, che in qualche modo cercando di tenerlo a bada. “E’ già in gara, sappiamo già anche chi la farà però non te lo – risata – Però c’è la gara quindi non si può”. Questa le parole di riposta di Giovanni Toti ad Aldo Spinelli. La telefonata è datata 28 settembre 2021, e in qui giorni in realtà il progetto era appena avviato alla valutazione di impatto ambientale. Ma già l’opera era al centro delle manovre di tutti gli operatori portuali, primo su tutti Spinelli, che con l’allargamento dello spazio portuale potrebbe ottenere il riempimento del porto a pettine di Sampierdarena, con nuovi enormi spazi da gestire.
L’interesse dell’imprenditore per l’opera, e il suo pressing indomabile non si arresta. Ne parlano il presidente di Autorità Portuale Signorini e il presidente Toti. I due, secondo quanto emerge dagli atti dell’inchiesta, commentano il pranzo che Aldo Spinelli ha avuto con l’ex presidente della Regione Claudio Burlando. Secondo quanto emerge dalle carte tra i due si commentava il fatto che Burlando pareva intenzionato a sostenere la linea dell’inutilità della nuova diga. “Così impara Spinelli a farci i suoi pranzi, visto che la diga sostanzialmente è per Spinelli“, ha poi commentato lapidario Toti. La situazione però si complica, quando l’opera viene messa a gara, non suscitando la corsa delle imprese ad accaparrarsi il progetto. Il 10 giugno del 2022 gli investigatori intercettano questa conversazione tra Toti e Signorini, dove il governatore riferisce di aver sentito Pietro Salini, numero uno di WeBuild. Il bando è aperto ma ci sono dei problemi legati al prezzo dell’opera, considerato troppo basso e poco remunerativo: “Lui vuol capire se poi noi glieli diamo sto 20 per cento di incremento dei prezzi, perché se no dice poi come ca…o facciamo?». Paolo Signorini però lo rassicura immediatamente: “Noi la Diga la finanziamo in ogni modo”. I due poi si salutano d’accordo nel prendere un appuntamento con lo stesso Salini di li a pochi giorni per risolvere la questione. Il tutto a gara aperta.