Genova, arrestati gli autori di una rapina da 30 mila euro, ma gli inquirenti non trovano la vittima
Un testimone ha visto due persone tirare fuori da un'auto un uomo e strappargli di mano un borsello con il denaro. Scoperta pure la mandante del colpo
Due uomini bloccano le portiere di una grossa Volvo nera ferma a bordo strada e uno di loro trascina fuori il conducente, tirandogli poi un calcio al torace. A quel punto la coppia gli ruba il borsello - nel quale si scoprirà ci sono 30 mila euro in biglietti da 50 - torna sulla prima vettura guidata da una donna e si allontana. Un agguato che è stato visto in ogni sua fase da un cittadino, che si trovava a passare da lì con la sua auto e chiama il 112, mettendosi all’inseguimento della 500 e consentendo così agli agenti della polizia di bloccare i presunti autori del colpo. Ma se alla fine è stata anche individuata la possibile mandante della rapina, in questa storia mancava un soggetto importante: il derubato, di cui si sapeva solo che, secondo il testimone, sarebbe un cittadino dai lineamenti asiatici. La rapina, che ha più di un aspetto ancora da chiarire e ha tutti gli ingredienti di un giallo, è avvenuta il 12 aprile in via Enrico Toti, anei pressi del cimitero monumentale di Genova, a Staglieno. Ma ora è stata emessa ed eseguita un’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere coloro che, per gli inquirenti, sono i responsabili dell’agguato. Si tratta di Luigi Bove, 42 anni di Aversa, e Carmelo Pace, cosentino di 35 anni, ritenuti gli autori materiali della rapina. E Yanling Lin, cittadina cinese di 34 anni. Sarebbe stata quest’ultima a organizzare l’assalto. «Un contesto fattuale degno di una sceneggiatura cinematografica», scrive il giudice per le indagini preliminari Giorgio Morando nell’ordinanza. Tutti e tre vivono a Foligno e dintorni e ora si trovano in carcere: i due uomini, già noti alle forze di polizia, a Marassi e lei, che ha al suo attivo anche una denuncia per sfruttamento della prostituzione, a Pontedecimo. Stando alla ricostruzione fatta dagli investigatori della polizia, coordinati dal sostituto procuratore Paola Calleri, Lin avrebbe ingaggiato una donna per accompagnare lei, Bove e Pace a Genova con la sua Fiat 500. Ma, come ha spiegato la conducente alla polizia dopo essere stata fermata con i due uomini, senza sapere che i tre avessero intenzione di rapinare qualcuno. Lin le avrebbe detto semplicemente che doveva incontrare un connazionale per uno scambio di denaro. Insospettendosi solo all’ultimo, quando aveva sentito quest’ultima suggerire ai due, durante il viaggio di fingersi carabinieri con la persona che avrebbero dovuto incontrare.
Secondo il racconto del testimone oculare agli agenti, una volta in via Toti la Fiat 500 si era fermata vicino a una station wagon Volvo. E i due uomini avevano tirato fuori dall’abitacolo la vittima, picchiandola. Per poi strapparle il marsupio che aveva a tracolla. La chiamata al 112 aveva fatto scattare le ricerche della polizia. Nella Fiat 500 erano stati trovati Bove e Pace e la conducente. Oltre ai 30 mila euro e una tessera sanitaria intestata a Lin. Un controllo in via Toti aveva consentito di rintracciare quest’ultima. Gli inquirenti avevano così deciso di non arrestare i tre, ma di approfondire l’indagine. Sino a raccogliere una serie di elementi importanti. A cominciare dalle chat di due dei tre indagati, che confermano il loro intento. E le immagini di una telecamera di via Toti, che riprende il passaggio della Fiat 500 e dell’auto del testimone oculare. Così la Procura ha chiesto e ottenuto l’ordinanza di custodia cautelare, che ha portato in carcere Bove, Pace e Lin. Nel frattempo le indagini continuano, perché nonostante sia stata individuato il numero di targa della Volvo, non è stato possibile identificare la vittima. Così come devono essere chiariti i rapporti fra questa e Lin e i motivi di un assalto del genere.