Libertà di espressione e informazione indipendente, tv, giornali e media sempre più schierati su mainstream e pensiero unico
Gli intellettuali come Agamben, Arlacchi, Bradanini, Canfora, Cardini, Fini, Gallo, Mattei, Odifreddi, Spinelli, Tocchi, Veneziani, e tanti altri sono raramente ascoltati: la Basile è oscurata dalle tv della destra e del centrosinistra; Orsini resiste
La propaganda è sempre esistita. Essa è connaturata alla natura del potere e alla democrazia. Nelle dittature la maggior parte delle persone presumono che la stampa non essendo libera racconti la versione di coloro che comandano. Nelle democrazie per un chiaro abbaglio la società civile tende a dare credito alla versione dei media in quanto il mito della stampa libera è stato introiettato dal cittadino quale valore della democrazia liberale. Di fatto la fabbricazione del consenso è rimasto un obiettivo delle elites al potere che, come la storia insegna, hanno manipolato l’opinione pubblica con racconti distorsivi della realtà delle relazioni internazionali.
Durante la guerra fredda alla propaganda occidentale rispondeva la propaganda sovietica. Data la presenza di una forte opposizione socialista e comunista in Europa esistevano sui media forti critiche alle politiche atlantiste e della NATO, alla corsa agli armamenti. Il livello culturale della classe dirigente e della società civile era molto più elevato. Se si riascoltano le conferenze stampa di Andreotti, Craxi e Berlinguer, si avverte con nettezza il divario esistente tra lo spazio politico mediatico di un tempo e quello odierno. La profondità delle analisi sorprende come il linguaggio lontano dai luoghi comuni. Sarebbe stato impensabile a quei tempi dar da bere ai cittadini le demenzialità che vanno di moda oggi sui nostri migliori giornali: i russi hanno sabotato i propri gasdotti, conducono attacchi contro la centrale nucleare di Zaporigna sebbene sia sotto controllo russo, Putin è un criminale di guerra ma non Netanyahu, Israele trucida 33.000 civili palestinesi perché ha il diritto di difendersi e condurrà l’attacco a Rafah facendo attenzione a non fare stragi di donne e bambini, in base alle richieste fiduciose dei leaders occidentali e del nostro Ministro Tajani.
L’intellighentia oggi addormentata era ben viva e discuteva su giornali come il Corriere della Sera e la Repubblica purtroppo divenuti parziali e propagandistici sotto la direzione di Fontana e Molinari. Il trash purtroppo abbonda sulla stampa europea. Un giornalista, un uomo che ha avuto il merito di rivelare i crimini di guerra statunitensi nella guerra illegale contro l’Irak, è recluso, torturato senza processo, nel cuore dell’Europa democratica. Nessun difensore dei diritti umani del centro-sinistra leva la sua voce per difendere Julian Assange.
Dalla fine della guerra fredda, il ventennio unipolare e l’arroganza occidentale hanno dato forma al pensiero unico. Il livello culturale dei politici e della maggioranza delle masse si è abbassato. I corpi intermedi sono stati eliminati. Un tempo anche le persone umili e senza educazione si istruivano nei sindacati, nelle sezioni dei partiti. L’analfabetismo politico diffuso rende piû facili le manipolazioni elementari. La concentrazione dei media di pari passo con la concentrazione dei mezzi finanziari ha reso lo spazio politico mediatico grigio e uniforme. I giornalisti sono stati trasformati in pennivendoli che fanno copia e incolla dalle agenzie di stampa. Attraverso pubblicità e finanziamenti, i media sono sotto il diretto controllo delle oligarchie finanziarie.
Se ci soffermiamo sul panorama nostrano vi sono buone ragioni per perdere la speranza. Trionfano gli spettacoli serali che sulla rai come sulle tv private invitano diversi ospiti in un dibattito interrotto a singhiozzi, polemico e chiassoso, dove raramente è dato di ascoltare informazioni utili oppure una posizione illustrata razionalmente, un ragionamento condotto a termine.
Vi si pratica il finto pluralismo. Si ammette di solito una persona che esprime posizioni contro il governo oppure contro la falsa opposizione del centro sinistra mettendola al confronto con tre o quattro esponenti del pensiero mainstream. Si scelgono come rappresentanti del dissenso di solito persone che non sono in grado di parlare con vera cognizione di causa, politici che fanno piazzate, analisti che hanno un linguaggio elementare, persone eccentriche dell’intellighenzia che portano avanti iniziative balorde, campate in aria.
I pochi rappresentanti di una narrativa differente vengono facilmente delegittimati. Essi si ancorano al privilegio ottenuto e sono ben contenti di vedere che chi difende le stesse loro dee viene escluso oppure linciato. Sembrano raggianti di restare protagonisti. Mamma tv, conduttori strapagati e incompetenti, fanno il bello e il cattivo tempo. Influiscono sui sondaggi, determinano il successo di un libro, pompano un personaggio inesistente.
Salta agli occhi un esempio. Alessandro Orsini, la vittima osannata che sembra essere coccolata dalle tv in quanto molte vote si esprime con il linguaggio di un bambino delle elementari. Non c’è giorno che non si ricordi a tutti che Orsini ha avuto il contratto con la Berlinguer stracciato. Di fatto Orsini è presente dappertutto, non sappiamo se abbia un contratto ma è chiamato dalla Berlinguer come da Formigli.
Si inserisce in tutte le polemiche del politichese e perde legittimità come analista internazionale. Per questo è coccolato dal potere. Naturalmente mentre tutti lamentano l’interruzione del contratto della rai a Scurati nessuno difende i casi di ostracismo vero dalle tv.
Gli intellettuali come Agamben, Mattei, Odifreddi, Arlacchi, Cardini, Canfora, Gallo, Spinelli, Tocchi, Fini, Veneziani, Bradanini e tanti altri sono raramente ascoltati. Abbiamo una televisione dove i giornalisti come Mieli, la Gruber, Giannini, de Bortoli, Formigli se la cantano e se la suonano, creando un servizio di informazione fittizio, monopolizzando gli schermi, spostandosi da un canale all’altro, da una tv all’altra come in un gioco dei quattro cantoni.
Giornalisti bravi e indipendenti sono spesso emarginati. Borgonovo resiste ma è un’eccezione. Ogni tanto un beneamino della tv come la Di Cesare, ospite fisso a di Martedí o Vannacci a cui le critiche dei media main stream hanno portato una grandissima fortuna, sono di improvviso cacciati, spariscono nel nulla. La Di Cesare viene esclusa dall’olimpo mediatico per avere detto che la battaglia di una terrorista era anche quella sua (si spera con altri metodi), Vannacci, perché forse frainteso, porta avanti il pensiero conservatore, a volte retrogrado, contro omosessuali e migranti.
Un caso emblematico di ostracismo e linciaggio mediatico è quello dell’ex Ambasciatrice Elena Basile. Mentre la maggioranza dei suoi colleghi, Ministri Plenipotenziari che hanno servito come Ambasciatori all’estero sono riveriti e chiamati Ambasciatori, il sindacato corporativo della Farnesina spiega che la Basile non può essere chiamata Ambasciatrice. Sul giornale di Molinari la chiamano l’addetta della Farnesina. Mieli la attacca pubblicamente su radio radicale chiamandola “ quella ex diplomatica”.
Senza che una sola femminista si ribelli, una donna colta e preparata viene diffamata col silenzio consensuale dell’intellighentia progressista, dei suoi colleghi che si guardano bene dal dire “Guardate che anche noi siamo Ministri Plenipotenziari e ci chiamate tutti Ambasciatori. Sarà perché abbiamo barba e baffi oppure perché non critichiamo la NATO”.
Elena Basile scrive in libro di politica internazionale, con la prefazione di Luciano Canfora e la postfazione dell’Ambasciatore Bradanini, che vende in un mese solo col passa parola più di 5000 copie. Su nessun giornale il libro viene recensito. La Basile è oscurata dalle tv della destra e del centrosinistra. Nessuno si ricorda di una ex Ambasciatrice che con poche apparizioni sulla sette ha fatto salire gli indici di ascolto e senza avere alcuna struttura alle spalle è apprezzata nei social da tanta gente comune e non.
Orsini che fa la vittima onnipresente in tv si guarda bene dal menzionare il caso dell’ostracismo all’ex Ambasciatrice. Vive forse la Basile come una rivale? Miserie umane. Del resto anche i tanti esponenti di un pensiero differente, se invitati in tv, contenti del loro piccolo privilegio e per tema di perderlo, si guardano bene dal ricordare che la Basile e tanti altri in grado di dare un vero contributo alle analisi di politica internazionale, a cominciare da Bradanini e Cardini, non sono invitati da nessuna tv o radio mainstream.
Un panorama avvilente che ci fa pensare ci stiamo allontanando gradualmente dalla libertà di stampa e di espressione pilastri del liberalismo. Poche le sacche di resistenza, una parte dell’accademia, qualche giornale come il nostro, pochi coraggiosi individui come Elena Basile, poche eccezioni che purtroppo non fanno la differenza.