Genova, il giudice archivia definitivamente l'indagine sulla mancata prevenzione dell'omicidio di Alice Scagni
La decisione del tribunale riguarda il filone bis dell'inchiesta sul delitto della ragazza da parte del fratello Alberto, poi condannato a 24 anni e sei mesi
L'omicidio era imprevedibile e i familiari, per quanto avessero manifestato preoccupazione per l'escalation comportamentale del figlio, non avevano mai formalizzato una vera e propria denuncia. È questa la sintesi sostanziale delle motivazioni con le quali il giudice Carla Pastorini ha definitivamente archiviato il filone bis d'inchiesta sull'omicidio di Alice Scagni, la donna di 34 anni uccisa il Primo maggio 2022 dal fratello Alberto, allora quarantaduenne, sotto casa di lei a Genova Quinto.
La famiglia aveva denunciato due poliziotti della sala operativa della questura e un medico della Salute mentale. I primi avevano ricevuto una telefonata dal padre di Alice e Alberto, alle 13 del giorno del delitto (l'aggressione mortale avvenne alle 20). In quella conversazione il genitore segnalava che lo stesso Alberto aveva minacciato di colpire la famiglia se non gli fossero stati accreditati soldi, ma non fu inviata nessuna pattuglia. La psichiatra era stata invece segnalata ai magistrati perché, sempre a parere dei parenti, aveva fatalmente rinviato trattamenti potenzialmente risolutivi.
La Procura aveva quindi aperto un'inchiesta parallela a quella sul delitto (Alberto in primo grado è stato condannato a 24 anni e 6 mesi e ritenuto seminfermo di mente), profilando sia nei confronti degli agenti sia del medico gli addebiti di omessa denuncia e omissione di atti d'ufficio. Gli accertamenti successivi avevano indotto tuttavia il pm a chiedere l'archiviazione, i familiari si erano opposti e il giudice dell'udienza preliminare era chiamato a prendere una decisione definitiva. Lo ha fatto nelle ultime ore, accogliendo la linea degli inquirenti.