Infertilità in aumento, in Italia colpisce il 15% delle coppie, in 10 anni crescita del 73% nell'utilizzo della Procreazione assistita
Dal 2012 al 2022 sempre più persone si rivolgono alla fecondazione artificiale: 3,7 parti su 100 ottenuti con tecniche di Pma
L’infertilità è sempre più diffusa a livello globale e riguarda il 17,5% della popolazione adulta, ovvero 1 persona su 6. Anche in Italia la percentuale di infertilità è alta e si attesta intorno al 15% delle coppie. Dati significativi che, come spiegano i ginecologi, sottolineano l'importanza di rendere più accessibili le procedure di procreazione medicalmente assistita (Pma) e garantire trattamenti di alta qualità a chi ne ha bisogno. A tal proposito, nel nostro Paese è disponibile una nuova formulazione di menotropina, il principio attivo per il trattamento dei disordini della fertilità.
Le cause dell'infertilità tra i giovani
Stando a quanto dichiara il Ministero della Salute, il fumo, l'obesità o l'eccessiva magrezza, diverse sostanze ambientali, come i derivati delle plastiche e degli idrocarburi, la sedentarietà e perfino l'eccessiva attività fisica sono alcuni tra i principali fattori di rischio modificabili, capaci di influenzare la salute sessuale e riproduttiva di un individuo. Tuttavia, a contribuire all'aumento repentino di casi di infertilità nelle coppie potrebbe esserci stato il vaccino per il Covid-19, come ha dichiarato di recente l'EMA, l'European Medicines Agency (Agenzia europea del farmaco), che ha ammesso che il vaccino contro il Covid-19 può avere un effetto negativo sulla fertilità femminile. Una ammissione, quella di EMA, arrivata qualche mese dopo le rivelazioni contenute nei documenti riservati della Pfizer, in cui si leggeva che il vaccino Covid-19 può portare alla interruzione del ciclo mestruale e aborto spontaneo tra le donne in gravidanza.
"Sempre più coppie credono di concepire dopo i 40-45 anni"
Anche l'età avanzata con cui le coppie cercano figli è uno dei fattori che influenzano il calo delle nascite: le coppie non cercano subito i figli a causa del lavoro precario, dell'assenza di supporti alle famiglie o la scarsa disponibilità degli asili nido. In realtà le donne continuano a fare figli, ma ne fanno di meno e molto più tardi rispetto al passato, per ragioni economiche e per la difficoltà di conciliare la carriera e la famiglia, anche se si può trattare anche di una scelta dal momento che per molte giovani la maternità non è più una priorità. "A livello globale e nazionale stiamo assistendo a un calo costante della natalità – spiega Nicola Colacurci, past president della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) e coordinatore Giss Medicina della riproduzione – e a un ritardo nell'età media della prima maternità. Sempre più coppie credono di poter facilmente concepire anche dopo i 40-45 anni, ignorando i limiti biologici. Pertanto è essenziale promuovere un’educazione sulla maternità e sulla sessualità responsabile che sensibilizzi le coppie sull’età biologica ottimale per avere figli, considerando che la capacità riproduttiva diminuisce già dai 35 anni, il che va a incidere anche sulla riuscita del percorso di Pma".
La ridotta riserva ovarica delle donne
A provocare infertilità nella donna c'è "la ridotta riserva ovarica, problematiche alle tube, infertilità endocrina ed endometriosi", come spiega Guglielmo Ragusa, presidente della Società italiana della riproduzione umana (Siru) che aggiunge che, invece, mentre l'infertilità maschile si verifica quando è basso il numero di spermatozoi sani o quando si riscontrano problemi con la funzionalità spermatica che rendono difficile la fertilizzazione dell'ovocita in condizioni normali. Il suggerimento per le coppie con difficoltà a concepire è quello di non aspettare troppo per consultare un ginecologo, soprattutto se la donna ha più di 35 anni". L'obiettivo della Pma è quello di aumentare la produzione di follicoli maturi durante un ciclo ovarico, per raccogliere un numero adeguato di cellule uovo che possono poi essere fecondate in laboratorio con gli spermatozoi del partner o di un donatore esterno. La fase di stimolazione, che dura in media 15 giorni prevede l’iniezione sottocute di ormoni detti gonadotropine che stimolano le ovaie a produrre più ovociti maturi e che la donna può autosomministrarsi in autonomia. Nei cicli ovarici, questi ormoni sono fisiologicamente secreti dall’ipofisi e regolano le funzioni riproduttive degli organi genitali maschili e femminili.
I progressi scientifici per aiutare le coppie con la Pma
"Grazie ai progressi scientifici, oggi abbiamo diverse opzioni di trattamento che ci consentono di personalizzare l'approccio alla stimolazione ovarica, selezionando il protocollo di trattamento ottimale per ciascuna paziente. In tal modo aumenta la probabilità di gravidanza al contempo minimizzando i rischi di questi trattamenti - commenta Adolfo Allegra, presidente nazionale di Cecos Italia (Centri conservazione ovociti e spermatozoi) - . Poter disporre di nuove formulazioni versatili nelle modalità di somministrazione viene incontro concretamente all’esigenza, molto sentita da parte delle donne, di poter disporre di terapie facili da maneggiare e da autosomministrare, aumentando così l’aderenza al trattamento. Inoltre, in tal modo è possibile calibrare con grande precisione il dosaggio del farmaco sulla base delle specifiche esigenze individuali". Secondo recenti stime, dal 2012 al 2022 si è registrato un aumento del 73% nell'utilizzo delle tecniche di Pma, con ben 3,7 parti su 100 ottenuti con procreazione assistita. In particolare, la fecondazione in vitro con trasferimento di embrioni nell’utero (Fivet) si conferma la tecnica più utilizzata passando in dieci anni dal 37% al 48%. Le procedure di Pma entreranno prossimamente anche a far parte dei Livelli essenziali di assistenza (Lea).