Genova, scoperto falso ginecologo con studio clandestino, attirava le clienti con la pubblicità su Facebook
L'uomo è accusato di esercizio abusivo della professione. I carabinieri hanno trovato nella sua agenda gli appuntamenti che aveva fissato con donne ignare
Nella sua casa nel ponente genovese aveva allestito una sorta di studio clandestino per le visite ginecologiche, con tanto di scrivania all’ingresso per una segretaria che, di fatto, non esisteva. E sia nel proprio quartiere aveva affisso volantini nei quali promuoveva la propria attività di ginecologo. Non solo. La stessa attività era stata avviata attraverso i social network: Facebook in particolare, dove aveva pubblicato l’annuncio sulle pagine create sovente da comitati o associazioni di quartiere. Nei post spiegava di aver avviato un’attività solida, al punto che in agenda erano già stati fissati i primi appuntamenti. Per la precisione due, programmati per i prossimi giorni. E però i carabinieri della compagnia di Arenzano, grazie a vari controlli sul campo e al monitoraggio dei social network, sono arrivati in tempo, riuscendo a intervenire prima che le clienti varcassero la soglia del suo appartamento-studio. L’uomo che si nascondeva dietro gli annunci scoperti dall’Arma non solo non era mai stato laureto ma non aveva neppure svolto studi in medicina.
Nei guai è finito un trentenne nato in Lombardia, ma residente da tempo come premesso nel ponente genovese. L’uomo, senza occupazione, deve ora rispondere del reato di esercizio abusivo della professione. Gli investigatori dell’Arma sulla vicenda hanno in corso comunque accertamenti. E uno degli obiettivi è escludere il falso ginecologo avesse allestito tutto con l’obiettivo di molestare le future pazienti. Indagini in questo senso, conferma una qualificata fonte investigativa, sono in corso e parimenti si cerca di circoscrivere lo stato psico-fisico del trentenne finito nei guai. Lo stesso, alla vista dei carabinieri e dopo essere stato accompagnato in caserma, ha negato d’essere stato lui a pubblicare questi annunci. «Qualcuno mi deve aver clonato il cellulare o fatto uno scherzo», ha spiegato in maniera piuttosto confusa alle forze dell’ordine. E pure su quest’aspetto sono in corso accertamenti da parte dei militari che vogliono fare chiarezza su quanto dichiarato dal giovane. Sempre lui non è stato in grado di spiegare meglio il possesso del materiale trovato all’interno del suo studio clandestino.