Genova, blitz del movimento Bruciamo tutto alla mostra su Artemisia, "diciamo no allo show dello stupro"

Gli attivisti hanno coperto i quadri della pittrice violentata dal suo maestro con teli neri, poi hanno intinto le mani nella vernice e imbrattato i pannelli

Un blitz in piena regola alla mostra di Artemisia Gentileschi a Palazzo Ducale, con vernice rossa e teli neri a coprire i quadri di Agostino Tassi, colui che stuprò la pittrice. Lo ha effettuato questa mattina il movimento Bruciamo Tutto, costola femminista del gruppo Ultima generazione. L'operazione è scattata alle 11.30 di ieri. Un pugno di giovani appartenenti al movimento “Bruciamo tutto” è entrato in azione tra le sale della mostra dedicata ad Artemisia Gentileschi, a Palazzo Ducale. Giovani uomini e donne “armati” di teli neri, con i quali sono stati coperte tre tele firmate da Tassi. E, prima che qualcuno capisse cosa stava accadendo, i contestatori hanno anche estratto un barattolo di vernice rossa e, intingendo le mani, hanno iniziato a imbrattare pareti e pannelli, versando poi il resto sul pavimento.
Sul posto sono intervenuti carabinieri e polizia e, alla fine, tre persone sono state portate via di peso e denunciate dalla Digos per imbrattamento, lasciando al magistrato di turno la decisione se ipotizzare altri reati molto più seri, anche per il lieve danneggiamento di una cornice antica. I tre, due ragazzi e una ragazza, hanno tra i 25 e i 30 anni, sono residenti in Lombardia e, nei loro confronti, la questora di Genova Silvia Burdese ha disposto anche il foglio di via.
L’azione, poco più che dimostrativa, è solo l’ultimo atto di una serie di polemiche attorno alla mostra che, raccontando una grande pittrice, dà anche spazio all’uomo che l’aveva violentata, anch’egli pittore.
La mostra contestata
La mostra contestata (“Artemisia Gentileschi, coraggio e passione”) era stata fin dall’apertura al centro di contestazioni, non per il valore indiscusso delle opere ma per la loro presentazione. E, non a caso, si era concluso davanti alla mostra il tradizionale corteo transfemminista dell’8 marzo, che aveva visto centinaia di persone sfilare lungo le strade del centro nonostante la pioggia. Sotto accusa, in particolare, quella che è stata ribattezzata “la sala dello stupro”, passaggio obbligato della mostra in cui, con effetti video che simulano sangue che cola dalle pareti su un letto, viene narrato lo stupro di Artemisia: una voce fuori campo declama la testimonianza resa dalla stessa artista al processo contro il suo stupratore, Agostino Tassi.

Dietro il nome “Bruciamo tutto” si schierano militanti di quello che sul web si autodefinisce «un movimento di liberazione dal sistema patriarcale, nato dalla rabbia viscerale provato dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin l’11 novembre 2023». Per il movimento «i femminicidi sono funzionali a questo sistema che opprime, stupra e uccide le persone socializzate come donne: abbiamo deciso di usare la disobbedienza civile nonviolenta, per bloccare questo sistema». La mostra è accusata di «spettacolarizzare lo stupro». L’azione ha costretto i visitatori che erano appena entrati a lasciare il Ducale senza vedere ciò per cui avevano pagato il biglietto. Chi era già passato oltre ha invece potuto concludere il suo giro mentre la polizia e carabinieri identificavano almeno una parte dei giovani autori del blitz.