L'ascesa e la caduta di Francesco Schiavone detto "Sandokan", il boss del clan dei Casalesi che regnava nella Terra dei fuochi
Salito al comando dell'organizzazione criminale dopo la morte di Iovine: fu arrestato in un bunker 5 anni dopo il pentimento del cugino
Francesco Schiavone, detto Sandokan per la somiglianza con l'attore Kabir Bedi che lui non ha mai gradito, è salito alla ribalta della scena criminale italiana per la sua scalata ai vertici della camorra nel Casertano tra gli Anni '80 e '90 ed ha regnato nella cosiddetta Terra dei fuochi. Sposato con Giuseppina Nappa, da cui ha avuto 7 figli.
Da autista del narcotrafficante ai vertici del clan
L'autista del narcontrafficante Umberto Ammaturo: questo era il ruolo di Francesco Schiavone. Nel 1972, il primo arresto quando aveva appena diciotto anni, fu per detenzione e porto abusivo di arma da fuoco. Restò poco in galera e quando uscì di fece nuovamente denunciare per possesso di armi, lesioni e spari in luogo pubblico. Nel 1981 divenne un affiliato della "Nuova Famiglia" di Antonio Bardellino e Mario Iovine con il primo che lo fece entrare nella delegazione che partecipò ad uno storico summit che si svolse nella tenuta di Lorenzo Nuvoletta, a Marano, dove ai rivali della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo fu comunicato di non mettere piede nella zona dell'agro aversano. Erano i tempi in cui imperava a Napoli e provincia la guerra di camorra tra la Nco di Cutolo e la Nuova Famiglia nata a Forcella ed egemonizzata dai Zaza-Nuvoletta-Gionta-Bardellino-Alfieri.
La scalata ai vertici dei Casalesi e la latitanza
Nel 1989 Francesco Schiavone venne arrestato per la prima volta da latitante, in Francia, a Nizza: era già considerato ai vertici del clan dei Casalesi insieme a Mario Iovine e Francesco Bidognetti e venne scarcerato per decorrenza dei termini dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere in attesa dell'estradizione. Mantenne le redini dell'organizzazione camorristica dall'estero e, dopo un'assoluzione, al ritorno in Italia dovette scontare un residuo di pena di appena 3 mesi di reclusione nel 1992, prima di scomparire dai radar dopo l'avvio della collaborazione con la giustizia da parte di suo cugino Carmine Schiavone, che divenne "pentito" nel 1993. Cinque anni dopo, l'11 luglio 1998, Sandokan fu catturato dalla polizia in un bunker a Casal di Principe dove furono trovati libri e opere su Napoleone, Mussolini e sul Regno delle Due Sicilie. Da quel giorno è detenuto al 41 bis ed intanto è stato condannato all'ergastolo nell'ambito del maxi processo Spartacus, nel quale era accusato di sei omicidi, ma sta scontando altre condanne definitive all'ergastolo per almeno altri 5 omicidi.
La leadership dopo le morti di Bardellino e Iovine
Con la sconfitta di Cutolo fu sconfitto, Schiavone si impose assumendo la leadership del clan. Prima l'omicidio di Antonio Bardellino - avvenuto in Brasile nel 1988 e su cui si indaga ancora - poi quello di Mario Iovine a Cascais, in Portogallo. Divenuto il leader incontrastato, Sandokan guidava da solo il clan dei Casalesi quando iniziò il processo di infiltrazione dell'economia legale con investimenti in bar, ristoranti, lidi, cooperative agricole, società che producevano e vendevano calcestruzzo, appartamenti, auto e autocarri.