Genova, nel garage teneva pistole, fucili e divise della polizia, condannato a 7 anni l'armiere dei boss
Durante la perquisizione la squadra mobile aveva trovato anche quasi un chilo di cocaina. Il sospetto è che le armi servissero per fare delle rapine al Nord
A settembre la squadra mobile di Genova gli aveva sequestrato una decina di armi, divise e berretti della polizia e perfino un lampeggiante come quelli che vengono posizionati sul tetto delle auto civetta delle forze di polizia. Un arsenale, nascosto nella cantina del suo appartamento di via 2 dicembre 1944 al Cep, che ad Adriano La Perna, 56 anni, è costato una condanna a sette anni e tre mesi (con il rito abbreviato). A far lievitare la pena, stabilita dalla giudice Carla Pastorini, è stata la scoperta fatta dagli agenti guidati da Gianfranco Minissale a Mele. Dove, in un box di proprietà dell’imputato, c’era quasi un chilogrammo di cocaina suddivisa in pacchetti pronti per essere smistati nel centro storico.
La Dda al lavoro
Nonostante la condanna, le indagini della Direzione distrettuale antimafia non sono finite qui: il sostituto procuratore Federico Manotti è convinto che La Perna sia il terminale di un’organizzazione criminale che utilizzava pistole e fucili per compiere rapine nel Nord Italia oppure per regolare i conti con le gang rivali, come sembrerebbe testimoniare la presenza nella cantina del Cep delle divise della polizia. Lui stesso, a precisa domanda del pubblico ministero, ha ammesso di essere solo il custode dell’arsenale. Ci sono un paio di episodi avvenuti nei mesi precedenti al suo arresto che devono ancora essere approfonditi per scovare un eventuale collegamento. Ma il lavoro degli inquirenti è in una fase pressoché embrionale.
L’arresto a settembre
Il blitz della squadra mobile era scattato il 28 settembre del 2023, e da allora il cinquantaseienne si trova rinchiuso nel carcere di Marassi. La Perna, che prima dello scorso autunno aveva precedenti per reati contro il patrimonio, aveva tentato di smarcarsi dalle accuse della Dda dicendo di non entrare nello scantinato da tempo, ma gli investigatori hanno appurato che soltanto lui aveva le chiavi che aprivano la porta e, soprattutto, lo hanno filmato mentre usciva dal garage. Più complicato, invece, è stato collegarlo al garage di Mele, dove era nascosta la cocaina. Anche se era proprio la droga il primo obiettivo degli investigatori. Lo stupefacente probabilmente doveva restare custodito in quei locali per qualche settimana in attesa che le acque si calmassero, per poi consegnarlo a chi doveva distribuirlo ai pusher genovesi. Ma quando è arrivato a Genova e soprattutto chi lo ha trasportato resta un mistero che deve ancora essere risolto.
Droga e rapine
Adesso, però, la Direzione distrettuale antimafia vuole ampliare l’indagine che ha portato alla condanna dell’armiere di via 2 dicembre 1944. Il magistrato è convinta che La Perna fosse il terminale di una banda di rapinatori che, grazie anche alle divise della polizia, poteva avere accesso ovunque e soprattutto avvicinare chiunque. La gang disponeva anche di perfette riproduzioni dei distintivi usati normalmente dagli agenti (anche questi trovati nel deposito del Cep), in modo da poter agire in borghese senza destare troppo nell’occhio. E disponeva pure di giubbini con il logo della polizia.