Vuole fare sesso con la ex moglie, lei lo evira, chiesta condanna a 10 anni per la donna per "danno al pene permanente"
I fatti risalgono al 12 agosto scorso a Tivoli e vedono coinvolti una ex coppia di origini etiopi, lei residente nella cittadina alle porte di Roma, lui a Marghera, quella sera si erano visti per alcuni documenti della figlia da firmare
Si mette male per la Lorena Bobbit etiope ma residente da anni a Tivoli, alle porte di Roma. I fatti risalgono alla scorsa estate, 12 agosto per l'esattezza, quando la donna, 33 anni, di origini africane, cosi come il 44enne ex marito che risiede a Marghera, nel difendersi da un tentato stupro ha preso una forbice virandolo in maniera indelebile. Il pm Laura Villan aveva chiesto una condanna a dieci anni, il difensore dell'aggressore, Paolo Polato, la possibilità di una riqualificazione del reato in lesioni colpose, invece l’avvocato di parte civile Marco Marcelli che fossero risarciti i danni al suo cliente.
Vuole fare sesso con la ex moglie, lei lo evira: chiesta condanna di 10 anni
La pm Villan: "Danno permanente, persa funzionalità"
Secondo la pm Villan, un'accurata consulenza medico legale a sua disposizione, confermerebbe le elevate probabilità che il pene dell’uomo abbia perso funzionalità. L’accusa, che in base alle prove raccolte ha sposato la tesi della vittima, sostiene che la 33enne avrebbe tentato di respingere le avance dell'uomo colpendolo con un coltello nel corso del rapporto sessuale, mentre era di schiena seduta sopra di lui. Un colpo che aveva provocato la fuoriuscita di un testicolo, dopo averlo lacerato. L'uomo si è sempre difeso sostenendo che quella sera si trovava a Tivoli in quanto aveva delle carte della figlia da firmare, e che dopo avere cenato insieme, al termine di un massaggio, era nato il rapporto sessuale, in cui lei probabilmente avrebbe voluto vendicarsi.
Per la donna si tratta di legittima difesa
Molto differente la versione della donna, secondo la quale era stato lui a proporre questo massaggio, che lei aveva fatto da vestita, e che mentre si trovava sopra di lui era stato l’ex marito a tentare l’approccio sessuale, mettendole le mani al collo dopo il suo rifiuto. Solo dopo sarebbero partiti i colpi con il coltello (che si trovava sopra il comodino), giustificati come atti difensivi. Ma il suo legale nell’arringa non ha parlato di legittima difesa e ha puntato più su uno stato di incoscienza.