Genova, revenge porn dei pallanuotisti, uno degli indagati era minorenne e la vittima esce dal processo
Colpo di scena nell’inchiesta nata dall’esame dei telefonini di due giovani. Non è prevista la costituzione di parte civile per reati compiuti da under 18
Il colpo di scena si è materializzato nelle ultime ore, quando i legali delle varie parti coinvolte hanno realizzato che una delle principali vittime di revenge porn non potrà chiedere i danni: chi ha commesso il reato era a sua volta minorenne all’epoca dei fatti e nel processo minorile non è prevista la costituzione di parte civile. È una delle principali novità emerse nell’inchiesta che la Procura di Genova ha recentemente chiuso a carico di due pallanuotisti di 24 e 22 anni, con trascorsi ad altissimo livello sia in Liguria sia all’estero. Il pubblico ministero Gabriella Dotto li accusa in particolare di violenza sessuale di gruppo e lesioni ai danni d’una ventunenne, compiuta nell’aprile 2022, e appunto di revenge porn poiché nei loro cellulari sono stati trovati i filmati di quel rapporto e di altri consenzienti con donne diverse, che si sono scambiati all’insaputa delle partner. E poiché una delle giovani riprese nella seconda tranche di video è risultata minore all’epoca, nei confronti di un inquisito (autore del filmato) era scattato pure l’addebito di pornografia minorile, mentre l’amico che ha ricevuto il file risponde di detenzione di materiale pedoporno.
Si tratta di addebiti gravissimi, circoscritti dal pm dopo analisi su video a parere dell’accusa «inequivocabili», ma che dovranno essere ricalibrati alla luce d’un dato altrettanto netto: l’autore delle riprese, nel frangente in cui fu ripresa una minorenne, aveva a sua volta meno di 18 anni. Di conseguenza, quella tranche di accertamenti dovrà essere vagliata dalla Procura minorile, con le cautele tipiche di quel procedimento, che inibisce come premesso la costituzione di parte civile. E il risultato è quello che abbiamo descritto in apertura: per la vittima non ci sarà possibilità di rivalersi sull’autore del sopruso attraverso l’iter penale, come d’altronde prevede il codice.
Le contestazioni nei confronti dei due inquisiti restano comunque molto serie, in primis per quanto riguarda la violenza di gruppo, a sua volta registrata con la videocamera d’uno smartphone. In un paio di frame ritenuti «eloquenti» dagli investigatori, della durata di pochi secondi, si fissa l’immagine d’uno dei due presunti violentatori che fa il segno della “V” come se indicasse una vittoria, rivolto verso il cellulare del suo amico, e la ragazza che si trova con il primo non s’accorge di nulla. Nella seconda sequenza si vede invece il giovane che prima stava filmando mentre impugna il telefonino e si scatta un selfie con il pollice alzato, e sullo sfondo sono presenti nuovamente l’amico e la stessa ragazza. I pallanuotisti, assistiti dai legali Fabio La Mattina e Monica Tranfo, hanno sempre sostenuto la linea del rapporto consenziente.