Delitto Nada Cella, il processo alla Cecere si avvicina, appello sui social per trovare la supertestimone

La cugina Silvia dalla sua pagina Facebook si rivolge a tutti gli abitanti di Chiavari e di Carasco: "Fatevi avanti". Il 15 febbraio l'udienza preliminare

La famiglia Cella non ha mai abbandonato la speranza di trovare la persona che ha ucciso Nada. E mentre si avvicina la prima udienza di un processo atteso quasi trent’anni, la cugina della vittima lancia l’ultimo appello su Facebook. «Mi rivolgo a tutti gli abitanti di Chiavari e di Carasco che hanno a cuore la storia di Nada e della sua famiglia – scrive Silvia Cella -. Resta ancora da identificare la voce anonima che è stata divulgata in passato dalla Procura… Nello specifico si cerca una donna non giovane nel 1996, che abitava a Carasco, aveva la patente e si muoveva da Carasco a Chiavari con la propria auto, era impiegata nei dintorni di piazza San Giacomo, conosceva l’ambiente della Chiesa di San Giacomo e nello specifico don Vittorio Gotelli... Vi prego di fare tutti un immenso sforzo di memoria. Ognuno di noi non vorrebbe mai trovarsi solo ad affrontare certi dolori: è questo il cardine, forse, della nostra umanità».

Nada Cella è stata uccisa a 24 anni il 6 maggio 1996 in via Marsala a Chiavari, nello studio del commercialista Marco Soracco per cui lavorava. Per quel delitto il pm Gabriella Dotto ha chiesto di processare con l’accusa di omicidio volontario Annalucia Cecere, ex insegnante oggi cinquantottenne che secondo gli inquirenti voleva prendere il posto della vittima nel lavoro e nelle predilezioni (non corrisposte) di Soracco. Il pubblico ministero ha inoltre proposto il dibattimento per lo stessoSoracco, 62 anni, e per la madre di quest’ultimo Marisa Bacchioni, novantenne, accusati di favoreggiamento poiché sempre nell’opinione dei magistrati coprirono Cecere affinché non s’indagasse troppo su quello studio. Giovedì 15 febbraio inizierà l’udienza preliminare davanti al giudice Angela Maria Nutini, che dovrà decidere se rinviare a giudizio gli imputati. I familiari della vittima, in particolare la mamma Silvana Smaniotto, sono assistiti dall’avvocata Sabrina Franzone, che ha fatto riaprire il caso insieme alla criminologa Antonella Pesce Delfino.

La telefonata che i parenti diNada chiedono di decrittare definitivamente, individuandone l’autore, risale al 9 agosto 1996, oltre tre mesi dopo l’omicidio, e fu ricevuta proprio da Marisa Bacchioni il cui apparecchio fisso era sotto controllo: la magistratura, come spiega Silvia Cella dai social, aveva già dato l’ok alla diffusione dell’audio sperando che qualcuno aiutasse a comprenderlo meglio.