”Messina Denaro fermato a un posto di blocco 7 anni fa, non fu riconosciuto, si indaga su complicità”, la rivelazione del procuratore De Lucia

Il boss "ha vissuto a lungo nel territorio del Trapanese, il suo territorio, sicuro di non essere scoperto. Indagando abbiamo scoperto che venne addirittura fermato a un posto di blocco, sette anni fa, in provincia di Trapani

"Messina Denaro fu fermato a un posto di blocco 7 anni fa, ma non fu riconosciuto". La rivelazione ha dell'incredibile ed è stata rilasciata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, il magistrato che ha coordinato le indagini che hanno portato all'arresto del capomafia avvenuto il 16 gennaio del 2023. Il caso della latitanza di Messina Denaro, morto il 25 settembre 2023, continua a far discutere. 

”Messina Denaro fermato a un posto di blocco 7 anni fa, non fu riconosciuto, si indaga su complicità”

A far emergere nuovi dettagli è il procuratore Maurizio De Lucia, secondo cui l'arresto di Messina Denaro sarebbe potuto avvenire prima dello scorso gennaio, quando venne trovato con addosso cappellino, cappotto di montone e occhiali da vista scuri.

Il boss "ha vissuto a lungo nel territorio del Trapanese, il suo territorio, sicuro di non essere scoperto. Indagando abbiamo scoperto che venne addirittura fermato a un posto di blocco, sette anni fa, in provincia di Trapani". "Non fu riconosciuto dai carabinieri che controllarono il suo documento. Tutto sembrava in regola".

De Lucia: "I boss puntano a ricreare cupola di Cosa Nostra"

Il procuratore ha poi aggiunto come dietro le quinte qualcosa si stia muovendo. Infatti "i boss puntano a ricreare cupola di Cosa Nostra, che "ha subito colpi importanti, è stata indebolita ed è più povera, ma le famiglie provano sempre a riorganizzare un organismo di vertice e soprattutto ad arricchirsi nuovamente, attraverso il traffico di stupefacenti".

“Il rischio più grande che oggi corriamo – ha aggiunto Salvo Palazzolo – è quello di non comprendere l’evoluzione del fenomeno mafioso. Don Peppe Diana in Campania e don Pino Puglisi in Sicilia invitavano la Chiesa e la società civile a una testimonianza più attiva, per la liberazione del territorio, ma restarono soli. Per questo furono uccisi. E’ il motivo per cui oggi non possiamo permetterci altre pericolose sottovalutazioni, di fronte a una mafia tornata silente che si infiltra nell’economia e nella politica".