Farina di insetti in Gazzetta ufficiale, la cucina più invidiata in un bluff dal retrogusto tailandese. Amatriciana al gusto bruco ne abbiamo?
È lecito ipotizzare che non saranno tantissimi gli italiani disposti a pagare una Cacio e Pepe fatta con farina di termiti, o una mille foglie fatta con le croccanti teste di di cavallette
Fu così che dopo l’abbuffata delle feste, arrivò il digestivo, una notizia golosa e gourmet, direbbe Cannavacciuolo. Il Governo di Lady Giorgia, la biondina prodigio che, insieme al Matteo milanese, per anni ha urlato ai quattro venti che mai si sarebbe piegata alla volontà di quei cattivoni di Bruxelles, quella che andava in giro per le fattorie esaltando la nostra cultura culinaria, quella del “meglio la pizza del kebab”, ancora una volta ha tradito tutte le promesse per dire sì a mamma Europa e portare nei nostri menù i tanto discussi insetti, almeno così riporta la Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre.
Imperdibili le supercazzole del Ministro dei Trasporti (ops, scusate, dell’Agricoltura) Lollobrigida, il quale ha giurato e spergiurato che non si tratta di una liberalizzazione delle locuste, bensì di un decreto che “introduce regole rigidissime per i produttori”. Detto che tutto questo clamore lascia perplessi, visto che alcuni ristoranti italiani detengono il record per le presenze di insetti in magazzini e cucine, testo ufficiale alla mano, siamo di fronte a qualcosa di peggio di una semplice liberalizzazione. A conti fatti, la grande rigidità di queste regole urlata dal nostro Ministro su rotaie, in cosa consiste?
In niente, se non nel riaffermare l’ovvio, ovvero che tutti gli alimenti debbano indicare gli ingredienti usati, il che spesso si tramuta in un elenco scritto a caratteri microscopici che anche un semplice astigmatico avrà difficoltà a leggere. Ciò detto, dove troveremo queste prelibatezze a mille piedi? Se non ovunque, quasi. In pratica, le farine di insetti si potranno usare per tutti i prodotti da forno, perciò pane, biscotti e barrette, nonché la pizza e la pasta.
In soldoni, il Governo degli italiani ha trasformato la cucina più invidiata nel mondo in un bluff dal retrogusto tailandese, e si sa che Bangkok è nota anche come Transkok (a buon intenditor…). C’è da chiedersi se anche le già citate attività di ristorazione, che non hanno mai inserito nei loro menù le origini degli alimenti (tranne in rari casi come la mozzarella di bufala o la carne chianina), avranno il coraggio di evidenziare la presenza di queste chicche. É lecito ipotizzare che non saranno tantissimi gli italiani disposti a pagare una Cacio e Pepe fatta con farina di termiti, o una mille foglie fatta con le croccanti teste di di cavallette. Vien poi da chiedersi, in conclusione, quando i NAS faranno irruzione in un locale e troveranno qualche blatta gongolarsi nelle cucine, i titolari si giustificheranno dicendo “siamo contro lo sfruttamento, le lasciamo libere al pascolo”?
Di Aldo Luigi Mancusi.