Gaza, quanto accaduto il 7 ottobre è la vergogna di Hamas, quanto avviene dall’8/10 è la vergogna di noi tutti: mi chiamo fuori, con colpevole ritardo

Così la lettera di addio al settimanale Il Venerdì de La Repubblica di Raffaele Oriani: "Questo massacro ha una scorta mediatica che lo rende possibile: siamo noi"

Raffaele Oriani ha deciso di interrompere la sua collaborazione a Repubblica dopo 12 anni. Il giornalista si è scagliato contro il modo di Repubblica e di gran parte della stampa europea di raccontare cosa sta succedendo a Gaza. Le sue parole di seguito.

Raffaele Oriani lascia il Venerdì, settimanale de La Repubblica: "Sono contro la reticenza della stampa europea sulla strage in corso a Gaza"

“Care colleghe e colleghi -ha scritto nella sua lettera alla redazione- ci tengo a farvi sapere che a malincuore interrompo la mia collaborazione con il Venerdì. Collaboro con il newsmagazine di Repubblica ormai da dodici anni ed è sempre un grande onore vedere i propri articoli pubblicati su questo splendido settimanale. Eppure chiudo qua, perchè la strage in corso a Gaza è accompagnata dall’incredibile reticenza di gran parte della stampa europea, compresa Repubblica (oggi due famiglie massacrate in ultima riga a pagina 15). Sono 90 giorni che non capisco. Muoiono e vengono mutilate migliaia di persone, travolte da una piena di violenza che ci vuole pigrizia a chiamare guerra. Penso che raramente si sia vista una cosa del genere, così, sotto gli occhi di tutti. E penso che tutto questo non abbia nulla a che fare con Israele, né con la  Palestina, né con la geopolitica, ma solo con i limiti della nostra tenuta etica. Magari fra decenni, ma in tanti si domanderanno dove eravamo, cosa facevamo, cosa pensavamo mentre decine di migliaia di persone finivano sotto le macerie. Quanto accaduto il 7 ottobre è la vergogna di Hamas, quanto avviene dall’8 ottobre è la vergogna di noi tutti. Questo massacro ha una scorta mediatica che lo rende possibile. Questa scorta siamo noi. Non avendo alcuna possibilità di cambiare le cose, con colpevole ritardo mi chiamo fuori”.