Omicidio Nada Cella, per la procura uccisa con una pinzatrice, il 25 febbraio Cecere a processo
Il titolare dello studio dove la ragazza fu massacrata e la madre intercettati in questura nel 2021: "Guarda un po' quanto danno ci ha fatto quella donna lì"
Udienza fissata il 25 febbraio per il processo a Annalucia Cecere, la donna indagata per l'omicidio di Nada Cella, la segretaria uccisa il 6 maggio del 1996 nello studio del commercialista di via Marsala a Chiavari dove lavorava. Con lei saranno processati per favoreggiamento anche il commercialista Marco Soracco e la madre di lui, Marisa Bacchioni. Secondo gli inquirenti avrebbero saputo del coinvolgimento dell'indagata nel delitto e non l'avrebbero mai svelato. La novità che trapela dalle carte però è che la presunta assassina potrebbe avere ucciso Nada con una pinzatrice e un fermacarte.
Ma dalle carte spuntano anche altre novità dell’indagine che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio accolta dal giudice. Soprattutto intercettazioni. “Guarda un po’ quanto danno ci ha fatto quella donna lì”. Sala d’attesa della Questura di Genova, mattina del 25 maggio del 2021. Il caso Nada Cella è stato riaperto da poche settimane ed è grazie a una cimice, che i poliziotti della sezione omicidi della squadra mobile hanno nascosto sotto una sedia, che si ottiene una prima e importante conferma del coinvolgimento nel fatto di sangue proprio di Annalucia Cecere, l’insegnante di 55 anni attualmente residente nel cuneese e per la quale la Procura ha chiesto nei giorni scorsi il rinvio a giudizio con l’accusa di omicidio volontario. A pronunciare quella frase - non sapendo di essere intercettata dalla polizia - è Marisa Bacchioni, mamma di Soracco. La donna sta conversando proprio con il figlio in questura: i due sono in attesa di essere interrogati. E mentre poco dopo dirà (e metterà a verbale) al pubblico ministero e alla polizia “di non conoscere Annalucia”, parlando tra di loro, invece svela non solo di sapere perfettamente di chi si tratta, ma le attribuisce anche una responsabilità in quell’omicidio. Aggravando così inevitabilmente la posizione dell’insegnante.
Scrive il pubblico ministero Gabriella Dotto nelle cento pagine con cui chiede il processo per Cecere per l’omicidio, e per Soracco e Bacchioni per favoreggiamento e false dichiarazioni all’autorità giudiziaria, come per la madre del commercialista Cecere “abbia sempre rappresentato un problema”. Il magistrato cita proprio l’episodio del maggio del 2021 in questura: “Lo sfogo preoccupato della madre arriva in un momento iniziale dell’inchiesta quando ancora ogni possibile via d’indagine era aperta. E non solo conferma una conoscenza ben maggiore dell’indagata rispetto a quanto fatto credere, ma appare compatibile solo con una incontrovertibile consapevolezza di essere stati da lei danneggiati in quanto nuovamente trascinati al centro della gravissima vicenda giudiziaria”.