Genova, l'omicidio di Alice Scagni per i giudici era imprevedibile, "fino a poche ore prima della sua morte"
Nelle 130 pagine, con cui la Corte d'assise motiva la condanna del fratello della vittima a 24 anni e 6 mesi, non si evidenziano responsabilità da parte del servizio mentale
L’omicidio di Alice Scagni non poteva essere immaginabile per nessuno, almeno fino a poche ore dal delitto. Lo scrive la corte di assise di Genova che ha condannato Alberto Scagni a 24 anni 6 mesi di carcere per aver massacrato a coltellate la sorella Alice. “Per quanto sia stato avviato un separato procedimento penale in relazione all’omesso intervento psichiatrico territoriale o delle forze di polizia, sarebbe stato ben arduo pronosticare per chiunque, prima delle 13 del primo maggio 2022, che Alberto fosse in grado di pianificare concretamente e portare a esecuzione un omicidio tanto atroce quale quello consumato in danno della sorella”, scrive il presidente della Corte d’assise di Genova Massimo Cusatti. Il riferimento è alla telefonata allarmata fatta da Graziano Scagni alla questura di Genova dopo che il figlio aveva chiamato il padre minacciando anche la stessa Alice se non gli avesse dato del denaro, minacce telefoniche avvenute appunto circa sette ore prima di commettere il delitto.
Nelle 130 pagine di motivazioni della sentenza il giudice ripercorre la vicenda e il susseguirsi delle testimonianze nel corso del processo che se lasciano forse un punto di domanda sul ruolo delle forze dell’ordine in quelle ultime ore, portano la Corte ad ‘assolvere’ il servizio di salute mentale che pure è stato chiamato in causa dai genitori di Scagni. Le accuse a polizia e salute mentale, formalizzate un esposto presentato qualche mese dopo il delitto, avevano portato all’apertura di un procedimento separato per le presunte omissioni per il quale la Procura ha chiesto l’archiviazione e per cui si terrà un’udienza davanti al gip il prossimo 8 febbraio. Secondo la corte i familiari di Alberto Scagni si sono mossi troppo tardi: la “certezza in seno alla famiglia che Scagni avesse una qualche patologia psichica è maturata assai di recente rispetto al delitto”.
Per la Corte “se questo era l’atteggiamento dei prossimi congiunti, deve allora prendersi atto che nessuno avrebbe potuto prevedere, prima dell’ora di pranzo del primo maggio 2022 che egli si sarebbe determinato a quello sbocco di violenza letale senza precedenti di sorta… Pare quindi un dato obiettivo, in altri termini, che quello per cui si procede è stato un omicidio non preceduto – nei mesi, nelle settimane e nei giorni precedenti – da segni premonitori di sorta”.
Il giorno del delitto, Scagni all’ora di pranzo aveva minacciato i suoi genitori dicendo che Alice e il marito avrebbero fatto una brutta fine. Dopo quella telefonata aveva controllato tramite internet il conto corrente e aveva visto che il denaro non era stato versato. A quel punto secondo la Corte “la ferita narcisistica che ne è scaturita dev’essere apparsa a Scagni così insopportabile da poter essere lenita soltanto con la plateale dimostrazione di essere un uomo “di conseguenza”, un uomo coerente con la grandiosità del suo ego e che si dimostri capace, perciò, di portare a compimento le minacce che proferisce”.