Genova, al processo sul crollo del ponte Morandi parla Donferri, lanciate pesanti accuse a Spea

L'ex manager e numero tre di Autostrade per l'Italia ha risposto alle domande del pubblico ministero per nove ore. Oggi torna in aula. E' l'unico dirigente che ha deciso di farsi interrogare

Nuova udienza del processo sul crollo del ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018. Stamani verrà sentito l'ex manager e numero tre di Autostrade per l'Italia Michele Donferri Mitelli. L’imputato è già stato protagonista ieri. Quasi nove ore di interrogatorio dove l'ex dirigente ha continuato a difendersi anche con un certa veemenza, fornendo le sue spiegazioni alle innumerevoli contestazioni della Procura. Non è ancora finita, e probabilmente l’esame dell’unico tra gli ex vertici di Autostrade che ha deciso di farsi interrogare andrà avanti in parte anche la settimana prossima. Oggi dovrà ancora rispondere alle domande del pubblico ministero Marco Airoldi su documenti, comunicazioni e telefonate.  Quarantatré le vittime, cinquantotto gli imputati tra cui i vertici di Aspi, di cui l'architetto è stato l'unico ad aver deciso di presentarsi in aula e farsi interrogare.

 “Negli anni Novanta non ero nessuno e quando sono tornato in Aspi a metà del 2016 mi hanno tenuto all’oscuro di molte cose”, ha detto Donferri nella prima udienza. “Per mesi – ha spiegato – non sapevo nemmeno del progetto di retrofitting, me lo ha detto Di Taddeo solo a febbraio del 2017 quando il progetto era già in fase esecutiva e in sette mesi l’ho portato a conclusione. Neppure mi dissero che a Spea erano stati affiancati dei consulenti esterni per analizzare lo stato del ponte nell’ambito del progetto stesso: non sapevo né delle prove di Cesi né della Edin e non conoscevo Brancaleoni”, ha affermato. Ma il pm ha mostrato a Donferri la trascrizione di una registrazione (una di quelle effettuate dal coimputato Marco Vezil), in cui al responsabile unico del procedimento l’ingegner Strazzullo ricorda come Brancaleoni avesse validato il progetto ma poi sia stato cacciato. La sua risposta non si è fatta attendere: “Certo che l’ho cacciato via c’è un altro magna magna è un altro che vuole centomila euro come Wanna Marchi, centomila”.  Donferri ha detto che non ha mai conosciuto Brancaleoni ma nella riunione registrata di nascosto nel settembre 2017 dice di averlo cacciato perché voleva troppi soldi.  Nonostante l’evidenza Donferri ha insistito: “Quella lì era una provocazione, rispondevo a una provocazione di Giacobbi che non voleva più il professor Gentile che io ritenevo invece molto valido”.