Patrick Zaki: "Serve capire le ragioni e le radici che portano ad azioni terroristiche", senza essere in malafede

Zaki ha posto delle ragionevolissime domande, che ogni essere normodotato - al di là delle appartenenze politiche - dovrebbe fare

Zaki continua a essere al centro del ciclone. Era il paladino delle sinistre fucsia liberalprogressiste ed è divenuto, all'improvviso, un paria un intoccabile. E ciò da quando ha osato criticare Israele, definendo Nethanyahu un serial killer. E la polemica continua senza tregua. "Si devono capire le ragioni del terrorismo", ha detto Zaki. Non sono un sostenitore di Zaki, ma bisogna essere palesemente in cattiva fede per fare - come è stato fatto - di queste parole un elogio del terrorismo e di Hamas. "Capire" non vuol dire "giustificare" o "elogiare", ma appunto rendere oggetto di una spiegazione razionale. "Le ragioni", poi, non vuol dire "il fatto che il terrorismo abbia ragione": vuol dire, invece, "le cause", "i motivi". Tant'è che, nel seguito della frase di Zaki, si legge quanto segue: "credo che sia necessario fare un lavoro di ricerca sulle ragioni sottostanti". Insomma, Zaki ha posto delle ragionevolissime domande, che ogni essere normodotato - al di là delle appartenenze politiche - dovrebbe fare. E negare la stessa possibilità del porre domande rientra appieno nelle prerogative dell'odierno ordine mentale dominante.

Di Diego Fusaro.