Strage di Mestre, 3 indagati: 2 dipendenti del comune di Venezia e l'ad de La Linea, società proprietaria del pullman
Sono due dipendenti del Comune di Venezia e l’amministratore delegato de La Linea gli indagati nell'inchiesta per omicidio stradale plurimo. Roberto Di Bussolo, Alberto Cesaro e Massimo Fiorese
Sono tre, almeno per ora, gli indagati per la strage di Mestre, l’incidente stradale accaduto lo scorso 3 ottobre che aveva visto coinvolto un autobus della società La Linea, che svolgeva il servizio di navetta tra Venezia e il campeggio Hu di Marghera, caduto dal cavalcavia superiore di Mestre e precipitato per oltre dieci metri. Le vittime erano 21 e provenivano da sette paesi diversi, mentre in 15 erano rimasti feriti.
Ventiquattro ore dopo l’accaduto la procura di Venezia aveva aperto un fascicolo per omicidio stradale colposo plurimo, nella giornata di ieri sono stati consegnati i primi tre avvisi di garanzia in vista dell’accertamento tecnico irripetibile disposto dalla procura sul guardrail del cavalcavia, per capire se fosse a norma.
Strage di Mestre, tre indagati: 2 dipendenti del comune di Venezia e l'ad de La Linea
Iscritti nel registro degli indagati ci sono i nomi di Roberto Di Bussolo, ingegnere dirigente del Comune di Venezia responsabile della mobilità e della viabilità per la terraferma; Alberto Cesaro, architetto funzionario dello stesso settore Mobilità e viabilità della terraferma e infine Massimo Fiorese, amministratore delegato e rappresentante legale della società La linea, proprietaria dell’autobus.
Gli sviluppi dell’inchiesta e l’autopsia sull’autista
Un’altro accertamento irripetibile verrà svolto invece in merito all’analisi della scatola nera dell’autobus che contiene le registrazioni delle tre telecamere installate sul veicolo: due interne rivolte verso i passeggeri e una anteriore esterna.
È stata invece disposta e già eseguita un’autopsia sul corpo dell’autista Alberto Rizzotto, di cui ora si attendo i risultati. Tra le ipotesi della Polizia locale la possibilità che il 40enne trevigiano sia stato colto da un malore improvviso, perdendo dunque il controllo del mezzo che avrebbe poi sbandato sulla destra del cavalcavia infilandosi in un varco tra i guardrail e una volta sfondata la banchina sarebbe caduto nel vuoto.
L’esposto dell’associazione Familiari e Vittime della Strada
L’associazione Familiari e Vittime della Strada, presieduta da Giuseppina Cassaniti, ha invece deciso alcuni giorni fa di presentare un esposto alla procura di Venezia in cui contesta la regolarità del guardrail del cavalcavia: “Quel guardrail non rispetta l’attuale compendio normativo e che il gestore della strada non poteva non saperlo e non può dichiarare che è a norma solo perché costruito molti anni fa. Il varco presente doveva essere chiuso a norma di legge”, afferma l’associazione.