Processo Mps, assoluzione definitiva in Cassazione per Mussari, Vigni e gli altri 11 imputati dopo più di 10 anni
La sentenza n. 3340/2022 della Corte d’Appello di Milano ha assolto con la più ampia formula liberatoria prevista dal nostro ordinamento, “perché il fatto non sussiste”
Dopo più di dieci anni di inchieste il caso Mps si arresta con un'assoluzione di tutti gli imputati, a partire dagli ex vertici storici Giuseppe Massari, ex direttore generale e Anonio Vigni, ex responsabile dell'area finanziaria. I due, insieme ad altri 11 imputati, erano stati condannati in primo grado per presunte irregolarità nelle operazioni Alexandria e Santorini, Chianti Classico e Fresh, commesse da Mps tra il 2008 e il 2012 per arginare le perdite nel bilancio dopo l’acquisizione di Antonveneta.
Il 27 ottobre arriverà a sentenza anche l'appello proposto dai successori di Mussari e Vigni, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, contro la condanna subita a Milano in primo grado.
Il ricorso inammissibile, i pareri dei legali, l'assoluzione "perché il fatto non sussiste"
I giudici della Suprema Corte hanno nel pomeriggio di ieri, mercoledì 11 ottobre, dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla procura generale milanese contro la sentenza d'appello, con cui tutti i 15 imputati erano stati assolti, così come inammissibile è stato reputato il ricorso della Consob.
"Grande soddisfazione per l'esito e per il mio assistito Giuseppe Mussari che ha subito undici anni di processi, tutti finiti per giustizia con assoluzioni. Questo castello di accuse che si è dipanato in vari processi non ha retto", ha commentato l'avvocato Fabio Pisillo, difensore di Mussari commentando l’esito finale dell’intera vicenda ai microfoni dell'Adnkronos. "Soddisfazione anche perché la sentenza della Corte di Appello di Milano era poderosa come ha sottolineato nella requisitoria anche la procura generale della Cassazione", sottolinea il penalista.
“Si tratta di un'assoluzione su tutti i fronti. Questa storia è nata, vissuta e finita su una falsità e cioè che Banca Mps, o meglio Mussari, avesse comprato Antonveneta per chissà quale recondita ragione legata a passaggi di denaro o altro” è, invece, il commento rilasciato a Radiocor da Francesco Marenghi, l’altro avvocato difensore dell'ex presidente Giuseppe Mussari. “Venuta meno questa ipotesi - prosegue - ci si è concentrati sull'analisi parcellizzata di operazioni finanziarie che non avevano altro significato se non quello già desumibile dalla documentazione che è sempre stata resa disponibile da Bankitalia e Consob. Ed è stata confusa la custodia di un 'mandate agreement' in cassaforte come un occultamento di un documento agli organi di controllo”. Secondo Marenghi, questo è stato “un processo lungo dieci anni, che lascia sul campo la carriera fulgida di grandi dirigenti bancari. All'ex presidente Mussari questa ennesima assoluzione riconferma la dignità ma non gli restituisce quello che era dell'inizio di questa inchiesta”. Nella nota congiunta dei legali di Mussari: Padovani, Pisillo e Marenghi, invece, si legge: “Giustizia è fatta ma Mussari non è più quel che era quando questa vicenda iniziata, e nessuno gli restituirà nulla".
Gli ex vertici di Mps, Massari e Vigni, sono dunque stati assolti dopo 10 anni insieme a Gian Luca Bandassarri, Daniele Pirondini, Marco Di Santo. Assolti perché "il fatto non sussite" anche Deutsche Bank con gli ex manager Ivor Scott Dunbar, Michele Faissola, Michele Foresti, Dario Schiraldi, Matteo Angelo Vaghi e Marco Veroni e Nomura, con gli ex banker Sadeq Sayeed e Raffaele Ricci.
Precisamente, la sentenza n. 3340/2022 della Corte d’Appello di Milano ha assolto con la più ampia formula liberatoria prevista dal nostro ordinamento, “perché il fatto non sussiste”. La predetta sentenza ha statuito espressamente, inter alia, che il prodotto finanziario Santorini, venduto da Deutsche Bank a Monte dei Paschi di Siena (MPS): (i) non era un derivato; (ii) non era funzionale a coprire alcuna perdita pregressa; (iii) ha portato risultati economici positivi per MPS; (iv) è stato correttamente contabilizzato nei bilanci di MPS.
I giudici di appello Angela Rinaldi e Raffaella Zappatini hanno spiegato che "la contabilizzazione a saldi aerei attuata da Mps con riguardo alle operazioni di Alexandria e Santorini non ha violato alcun criterio di valutazione normativamente fissato, ma all'opposto si è uniformata ai criteri generalmente accettati sul mercato".