Affrontare da adulta questo presente distopico, senza disperazione e con gioia, la lezione di un padre: auguri Arianna per i tuoi 18 anni

Stimo tuo padre, ha sempre fatto in modo che il Il Giornale d'Italia, affermasse la Verità. Averlo come padre non è facile: ha una visione del mondo personalissima, disillusa al limite del cinismo, a volte persino spietata. Eppure, in lui non c'è disperazione. Questa sia per te la sua lezione: se il mondo si rivelerà diverso dai tuoi sogni, non disperare, siamo in parte artefici del nostro Destino. Tuo padre vorrebbe vederti sempre felice e la gioia di vivere che vede in te è la sua medicina

Per Arianna, nel giorno dei suoi 18 anni

In un articolo sulla Frankfurter Zeitung del 12 dicembre 1926, Joseph Roth dall’Unione Sovietica scriveva: “In campagna è ancora possibile assistere ad un nobile spettacolo: lo spettacolo dei servi che stanno diventando uomini.”
Da servi della gleba a uomini: davvero un nobile spettacolo!


Il contrario di nobile è ignobile. Qui in Italia, quasi cent’anni più tardi, assistiamo all’ignobile spettacolo di uomini che stanno diventando servi.
E come potrei chiamare altrimenti esseri umani i cui diritti umani e costituzionali vengono calpestati, la cui volontà viene ignorata, il cui futuro viene deciso da un manipolo di persone che operando a livello sovranazionale hanno svuotato di significato il concetto stesso di democrazia parlamentare?
Ho vissuto l’età dell’innocenza, quella in cui molti di noi erano certi che gli Stati Uniti fossero il poliziotto buono del mondo, la Nazione che esportava la democrazia. Certo, io avevo molti dubbi, dopo avere visto la fotografia di Salvador Allende con l’elmetto. Sapevo del ruolo della CIA, dell’ipocrisia con cui golpe orchestrati a Washington venivano presentati come rivoluzioni democratiche.
Ma soltanto nel 2014, a Euromaidan, dopo avere stretto le mani dei mercenari georgiani pagati dagli americani, ho perso ogni illusione. La politica è un gioco sporco, sotto tutti i punti di vista e la destabilizzazione americana non è né meglio né peggio di quella russa.
Non ho mai creduto nell’uno vale uno, nella democrazia dal basso in cui si vota sulla piattaforma Rousseau, nella capacità della casalinga di Voghera di prendere posizione su questioni complesse. Tuttavia, qual è l’alternativa? Una dittatura? All’orizzonte non vedo dittatori illuminati: soltanto banchieri occupati a lasciare un Paese in pasto alla speculazione.
Un Paese nel quale assistiamo impotenti all’ignobile spettacolo di uomini che stanno diventando servi.
E tutti noi, servi della gleba del capitalismo, gravati da un debito pubblico pro capite di circa 50.000 Euro, siamo da un lato gregge da condurre e da tosare e dall’altro un problema per i neo malthusiani che vorrebbero ridurre il numero di abitanti della terra.
“La massa per me non è altro che un gregge di pecore, finché non è organizzata. Non sono affatto contro di essa. Soltanto nego che essa possa governarsi da sé. Ma se la si conduce, bisogna reggerla con due redini: entusiasmo e interesse. Chi si serve solo di uno dei due, corre pericolo. La massa ama gli uomini forti, la massa è donna.” (Benito Mussolini).
Altri tempi, altri uomini… Oggi, per condurre il gregge di pecore basta spaventarlo: altro che entusiasmo e interesse!
E il gregge, docile, si lascerà condurre e tosare verso la sua fine ineluttabile: il macello.


Ho orrore di tutto, fatico a commentare la quotidianità. Soprattutto fatico a vivere circondato da uomini che accettano passivamente di diventare servi.
Rileggo Piero Gobetti e trovo le sue amare considerazioni attualissime:
“Combattevamo Mussolini come corruttore, prima che come tiranno; il fascismo come tutela paterna prima che come dittatura; non insistevamo sui lamenti per la mancanza della libertà e per la violenza, ma rivolgemmo la nostra polemica contro gli italiani che non resistevano, che si lasciavano addomesticare.”
Passivamente siamo da quasi quattro anni in un totalitarismo che fa del paternalismo la propria arma micidiale. In nome del nostro bene collettivo vengono sacrificare le nostre libertà individuali.
Per un libertario è aberrante, ma per coloro che mi circondano è il futuro dell’umanità: una galoppata collettiva verso il baratro dello Stato padre padrone che mi obbliga a sposare il pensiero dominante, a conformarmi alla narrazione confezionata da poteri sovranazionali, ad accettare il rischio di una vaccinazione autorizzata in via condizionata perché è nell’interesse collettivo che prevale sui miei diritti individuali.


Arianna, secondo quel simpatico transumanista del Professor Klaus Schwab, non avrete nulla ma sarete felici. Io oggi non lo sono e la mia sofferenza per il nostro Destino comune è indicibile. Il mio presente è già distopico e non so dove fuggire. Ho scritto alle mie figlie: "Perdonate le mie assenze, le mie ore chiuso in studio a rileggere i miei romanzieri preferiti, le notti insonni a scrivere: questa è la fuga più a buon mercato, l’unica alla portata di un povero schiavo che ha avuto l’arroganza e l’ingenuità di credersi un uomo libero, unico, irripetibile, persino sacro nel senso dato dai cristiani alla sacralità di ogni vita".
Ho schifo di me stesso, della mia passività, della facilità con cui mi sto facendo addomesticare. Piero Gobetti è passato alla Storia, era un uomo coraggioso ma lottava contro un dittatore da operetta, un maestro di Predappio, non contro i poteri satanici del Deep State, non contro la finanza globalista e in ultima analisi l’intero mondo Occidentale.
Anche per questo stimo tuo padre: lui non si fa addomesticare. Dall'inizio di questa tragica sopraffazione, ha sempre fatto in modo che il suo giornale, Il Giornale d'Italia, affermasse la Verità. Quando sarebbe stato molto più comodo piegarsi al volere dei mistificatori, conformarsi alla propaganda come i media mainstream, ha contattato noi dissidenti, noi isolate voci minoritarie e ci ha offerto di scrivere, senza mai imporci una linea editoriale, col coraggio di subire fact checking palesemente falsi e ban sui social media, anche a costo di perdere inserzionisti e finanziatori.
Avere come padre un uomo come lui non è facile: la sua è una visione del mondo personalissima, disillusa al limite del cinismo, a volte persino spietata.
Eppure, in lui non c'è disperazione.
Arianna, questa sia per te la sua lezione: anche se il mondo si rivelerà diverso dai tuoi sogni, non devi disperare. Nelle persone equilibrate, la disillusione porta rassegnazione, non disperazione. Soprattutto, è importante sapere che in qualche misura siamo davvero artefici del nostro Destino e la nostra felicità dipende anche da noi. So che tuo padre vorrebbe vederti sempre felice, perché sei l’unico amore che gli resta. La gioia di vivere che vede in te è una medicina contro i suoi momenti di tristezza. Ne ha bisogno, come tu hai bisogno di lui.
Poi la vita resta difficile, complicata, a volte dolorosamente concitata.
Ma è la nostra unica occasione, la nostra dimensione.

“LA VITA

La vita è il tempo che ci è dato

un album da riempire

uno spazio vuoto

una fiamma che si accende

una stella cadente

un fuoco d'artificio

tutto ciò che abbiamo

l'unica occasione

la nostra dimensione.

La vita è una catena

non siamo che un anello

ciascuno diverso persino dal fratello

un'opera d'arte

se ne scorgi il disegno

un capolavoro

se osservi il decoro

un semplice anello

se vedi solo quello.

La vita va plasmata

goduta

assaporata

affrontata con coraggio

da romantici in viaggio

sognando senza posa

costruendo qualcosa

sprecarla è il peccato

di chi non l'ha capito.”

Buon compleanno Arianna,

Alfredo