Messina Denaro, il fratello di Borsellino: “Si è fatto curare dallo Stato, mafia non è sconfitta, è più forte di prima”

Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo ucciso nella strage di via d'Amelio nel luglio del 1992, commenta la morte del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro con profonda disillusione, sostenendo che questa morte non segna la sconfitta della mafia

La morte del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro è stata commentata da diverse persone, tra cui Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, ucciso il 19 luglio 1992 nella strage di via D’Amelio di matrice mafiosa, circa due mesi dopo la strage di Capaci in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta.

Messina Denaro, l’amarezza di Salvatore Borsellino

“Nella tomba si porta i suoi terribili segreti, oggi è morto un criminale ma nessuna verità è emersa sulle stragi” ha detto l’uomo.

"Se fossi credente, visto che non c'è stata una giustizia in terra, potrei confidare in una divina, purtroppo essendo laico non posso sperare neppure in quella. L'arresto di Matteo Messina Denaro non è stata una vera e propria cattura, sapeva di essere malato e ha pensato di farsi curare dallo Stato invece che in latitanza. Oggi, con la sua morte si porta i suoi terribili segreti nella tomba. D'altra parte era impensabile che un criminale di quello spessore si potesse pentire. Era assolutamente improbabile", è quanto sostiene Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, ucciso nella strage di via D'Amelio insieme agli agenti della scorta, dopo la morte dell'ex primula rossa.

“La mafia non è sconfitta, è più forte di prima”

"Con la sua fine non credo si chiuda niente - aggiunge -. La mafia non è stata sconfitta, anzi è più forte di prima. Non parlo di quella degli anni '90, della Cosa nostra stragista, ma di una mafia molto più pericolosa, che si è insinuata nell'economia, nelle amministrazioni, che si è resa invisibile e che, per questo motivo, è difficile da scoprire ed estremamente più pericolosa".

Salvatore Borsellino è il fondatore del movimento delle Agende rosse, in richiamo alla famosa agenda rossa di Borsellino mai più ritrovata dopo la strage.

"Non ho motivo per rallegrarmi. Penso solo che oggi è morto un criminale, ma nessuno mi ridarà mio fratello né la verità sulla strage in cui ha perso la vita".