Incidente Alatri, Ivan Marocco, chi è il pirata della strada positivo ad alcol e droga che filmava corse in auto
Il 30enne residente a Latina, lavora come operaio ad Alatri: nel suo cellulare diversi video in cui percorre strade a folle velocità, ubriaco e con musica rap in sottofondo
Si chiama Hafid Habdel El Idrissi, ha 30 anni ed è marocchino, ma si fa chiamare Ivan Marocco. È lui il pirata della strada che ha ferito in un incidente stradale a Tecchiena, nel frusinate, una mamma di 44 anni e i suoi due bambini di 5 e 8 anni.
Il 30enne si è schiantato con la sua Audi contro l’utilitaria sulla quale viaggiava la famigliola, mentre correva a folle velocità registrando una diretta social: infatti, i carabinieri di Alatri che indagano sull’incidente e che lo hanno denunciato per lesioni stradali, hanno acquisito il suo smartphone sul quale hanno trovato diversi video in cui l’uomo viaggiava a 160 km orari con musica rap in sottofondo.
Ivan Marocco positivo a test di alcol e droghe
Tra le altre cose, Hafid Habdel El idrissi, è stato anche sottoposto ad alcol test e drug test risultando positivo. Era dunque ubriaco e sotto effetto di sostanze psicotrope mentre alla guida dell’auto si è schiantato contro la mamma e i suoi bimbi, un incidente che riporta alla memoria la drammaticità di Casal Palocco dove il piccolo Manuel Proietti è morto a soli 5 anni, dopo lo schianto tra un suv Lamborghini guidato da uno youtuber che stava appunto realizzando un video e la Smart ForFour sulla quale viaggiava con mamma e sorellina.
Operaio manovale con la pericolosa passione per le corse in auto
Il 30enne, in Italia da diverso tempo, lavora come manovale ad Alatri ma risiede a Latina ed è molto attivo sui social con il nickname di Ivan Marocco 93. In uno dei diversi video acquisiti dai militari nel corso delle indagini, ce n’è uno in particolare in cui percorre una strada a velocità ben oltre i limiti consentiti e, consapevole dell’imprudenza e della pericolosità di quanto sta facendo, nel video dice: “Ieri sera eravamo ubriachi, ma come diavolo abbiamo fatto a tornare”?
Dunque, a quanto pare, un’abitudine quella di guidare ubriaco e a folle velocità, con lo smartphone pronto installato sul cruscotto dell’auto e con il rischio di ritrovarsi di fronte potenziali e ignare vittime.