A Caivano dopo l'orrore la parata: in 400 divise dovrebbero bonificare l'inferno: la farsa di sempre, di ovunque

Quando un quartiere disumano esagera, il governo manda le forze dell'ordine: una mattina di controlli, di sequestri, e poi non si vede più nessuno. Non fa eccezione Giorgia Meloni ma la camorra, che a Caviano regna, lascia fare, quasi divertita: domani è un altro giorno

La regola nazionale è "ci deve scappare il morto". A Caivano come dappertutto. A Caivano c'era scappato dieci anni fa con una bambina violentata e poi fatta volare dalla finestra come una bambola inutile, era difficile pensare a qualcosa di più disumano, di più inaccettabile ma i governi della sinistra garantista lo accettavano anche perché non era fattibile il tabula rasa delle plurime istituzioni colluse con la camorra. Poi i don Patricello vanno bene come foglia di fico, anche alla chiesa per dire che non pensa solo ai soldi, ai migranti che rendono soldi. Ma nessun prete sociale o di strada o di periferia può arginare la degenerazione demoniaca e a Caivano si continua a stuprare, a fare il peggio della natura umana e disumana finché emerge quello che tutti sanno: Caivano con tutte le sue brutture è Napoli e Napoli è dove un musicista viene fatto fuori a piazza Municipio da un balordo minorenne nella tolleranza generale. Insomma una città invivibile, l'unica dove la stessa immigrazione selvaggia paga pegno, delinque di meno o comunque sotto il controllo della camorra che a Caivano decide tutto, gestisce la droga come il racket della prostituzione minorile e infantile, l'usura, il traffico di ogni cosa. 
La madre del musicista Giovanbattista Cutolo è certamente straziata, ma sa come funziona e ha subito indossato i panni di madre coraggio mediatica: eccola a leggere un messaggio istituzionale, a raccontare della telefonata del premier Giorgia Meloni, da amica a amica. Meloni a Caivano c'è andata, le hanno fatto sapere che le faranno la pelle ma non per i bambini prostituiti, violentati nella piscina "della speranza", non per il Parco Verde che è come la bocca dell'inferno, non per le condizioni inumane, da Caracas, da Haiti di un quartiere italiano di una città italiana, europea: per il reddito di cittadinanza che il governo vuole bilanciare, giammai togliere, ma che a Napoli è sotto la gestione totale della camorra che si serve delle mille istituzioni. Difatti a contrastare con le solite pentole e fischietti erano tutti soggetti della specchiata organizzazione. 
A questo punto Meloni che fa? Fa quello che hanno sempre fatto tutti quelli prima di lei, sentendo la sedia scricchiolare: fa un'operazione di parata, ne manda 400, di tutti le le divise, a sequestrare e ripulire. Solo che l'inferno non lo ripulisci. I diavoli si rintanano, sapendo che domani sarà uguale a ieri. 
Ma sì, lasciateli fare, lasciateli parlare. Lasciate pure che nominino un commissario ad hoc, che non commissarierà niente e dovrà subito scendere a patti con la foresta criminale. Lasciate che identifichino tutti i sospetti, ampiamente noti alle forze dell'ordine, che prendano i numeri di targa, che trovino una busta con 30mila euro che i giornali spacciano come il ritrovamento della pietra filosofale anziché l'inezia criminale di un pagamento, una tariffa. Oggi passa, domani è come a ieri e Meloni o chi verrà dopo ugualmente preso dalle faccende più gravi, la politica estera, le guerre coi suoi affari e le sue corruzioni che a confronto di quelle di Caivano sono immani e quindi più urgenti. 
Operazioni di parata, secondo la regola italiana: deve scapparci il morto e poi, dopo un congruo lasso di tempo, un altro morto o almeno due cugine tredicenni violentate in gruppo dai baby camorristi che neanche si nascondono, si filmano come a Palermo. 
E Caivano non la bonifichi. Nessun buco nero lo bonifichi, men che meno con le operazioni di parata. Nel 1993 Giorgio Bocca in un libro, Metropolis, raccontava le operazioni di parata di Ponte Lambro, del Calvairate a Milano: precisamente come questa di Caivano, e poi tutto rimase come prima e finì per peggiorare. Perché è il serpente che si morde la coda: la situazione è troppo grave, ci vorrebbe la dinamite e la desertificazione, ci vorrebbero i rastrellamenti per cominciare, ma poi tutta quella brava gente un po' disperata e un po' criminale, anche molto criminale, dove la metti? E questa gente è a carico delle istituzioni che però lasciano il controllo del territorio in appalto alla criminalità organizzata, in un rapporto simbiotico parassitario dove non si sa mai chi è il subalterno e chi il padrone. L'unica differenza che mi viene in mente l'ho trovata a Bari, la parte vecchia che due decenni fa era infrequentabile e adesso è il cuore della cosiddetta movida. Ma a salvarla è stato il capitalismo, il mercato, è stata la fioritura di locali che hanno cambiato geneticamente la morfologia. In alleanza con l'amministrazione, certamente, ma a conferma che nessun cambio di strategia è possibile per puro dirigismo, senza l'apporto di un privato che investe, che intraprende e rischia, altro che le parate in divisa di una mattina. Ma vallo a fare a Caivano! Qui adesso si sono messi in testa di fare applicare il codice della strada a un traffico dove il 100% dei mezzi gira senza assicurazione, senza casco, in tre sugli scooter che servono a borseggi e rapine. Quanto a dire il solito svuotare il mare di merda col cucchiaino da caffè.
La differenza, forse, a volercela trovare, è che Giorgia Meloni è giovane ancora, viene dalla destra sociale "legge e ordine", magari ci crede pure, se telefona alla mamma coraggio lo fa sinceramente, ma anche lei ci metterà poco a capire che le operazioni di parata sono prese in giro e che i Rudy Giuliani da noi non li vuole nessuno. Il generale Dalla Chiesa, abituato più ad agire che a parlare, sconfitto il terrorismo delle BR accetta l'incarico prefettizio a Palermo dove subito lo isolano, poi, 40 anni fa esatti, lo trucidano insieme alla moglie e la mafia si presta ma come favore, non è coinvolta in prima persona, non ne è preoccupata, lo ha già ammazzato isolandolo, sa che il governo non gli fornisce i poteri necessari a disturbarla. Quaranta anni dopo, a Palermo la mafia si è divorata da sola ma i picciotti abusano in sette di una ragazzina difficile, "come bestie, come lupi" e se ne vantano, vogliono che tutti sappiano, che tutti capiscano.