Orsa Amarena uccisa a fucilate a San Benedetto dei Marsi, il 56enne indagato: “Ho fatto una scemenza, sono alla gogna"

L'ultimo avvistamento prima della sua uccisione raccontato da un testimone: "Era spaventata, aveva più paura lei di noi"

Nella tarda serata del 31 agosto, l'orsa Amarena, un simbolo del Parco Nazionale d'Abruzzo, è stata uccisa con un colpo di fucile presso le periferie di San Benedetto dei Marsi, nell'Aquila. La notizia è stata confermata dal Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Sul luogo dell'incidente è intervenuto un veterinario, ma purtroppo non è stato possibile fare nulla per salvare l'orsa. La tragedia si complica ulteriormente dal momento che i due cuccioli di Amarena sono attualmente soli e che la mamma li stesse ancora allattando in quanto ancora piccoli. L'autore del gesto è stato identificato dai guardiaparco ed è stato sottoposto ai rilievi delle forze dell'ordine. L'uomo ha ammesso di aver sparato per paura, sottolineando di aver agito per impulso.

Orsa Amarena uccisa a fucilate a San Benedetto dei Marsi, il 56enne indagato: “Ho fatto una scemenza, sono alla gogna"

L'autore del gesto è stato identificato dai guardiaparco ed è stato sottoposto ai rilievi delle forze dell'ordine. L'uomo ha ammesso la sua colpevolezza e ha sottolineato di essere stato lui a chiamare i carabinieri. Ha dichiarato di aver trovato l'animale all'interno della sua proprietà e che il suo gesto è stato un atto istintivo e impulsivo. "Ho sparato per paura ma non volevo uccidere", ha detto il 56enne indagato. Nelle ultime ore, l'uomo si è esposto a minacce e insulti da parte della comunità in cui vive e ha dichiarato di vivere una "gogna". Andrea Leombruni, questo il nome del killer, ha affermato: "Sono tre giorni che non dormo e non mangio, non vivo più. Ricevo in continuazione telefonate di morte, messaggi; hanno perfino chiamato mia madre 85 enne".

Una coincidenza è che l'orsa è stata uccisa nel giorno dedicato al Creato, istituito da Papa Francesco. A sottolinearlo è il consigliere comunale dei Verdi e attivista ecologista, Davide Daniza Celli.

La cattura dei cuccioli dell'orsa

Attualmente, una squadra composta da carabinieri forestali, Guardia parco, veterinari ed esperti sta cercando di catturare i due cuccioli di Amarena, che sono ora in grave pericolo dopo la morte della madre. L'operazione di cattura può essere effettuata solo quando cala il buio, ma purtroppo il primo tentativo di prelevarli è risultato infruttuoso. È stata allestita una gabbia-trappola con esche all'interno, tra cui cibo e batuffoli imbevuti dell'odore di mamma Amarena. Tuttavia, sembra che la presenza di odori diversi nell'area abbia potuto infastidire e spaventare i cuccioli.

Ministro Picchetto: "Episodio grave"

Il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha sottolineato l'importanza di fare chiarezza sull'accaduto. "L’uccisione di una femmina di orso marsicano rappresenta un episodio grave. E' necessario adesso il massimo coordinamento tra Ministero, regioni, Ente Parco, Ispra, Cufa, sindaci e prefetti. Il nostro impegno è rivolto anche alla protezione dei cuccioli dell’orsa, facendo di tutto affinché possano restare in libertà. Bisogna moltiplicare l’impegno nell’osservare comportamenti corretti per prevenire ogni possibile conflitto tra gli animali e le persone".

L'ultimo avvistamento dell'orsa prima della sua uccisione

"Sono stato il primo a vedere l'orsa Amarena in città ieri sera, intorno alle 22:15. Ho subito contattato i carabinieri della stazione locale. L'orsa era accompagnata dai suoi due cuccioli quando l'ho incrociata all'ingresso della città. Era chiaramente spaventata e in preda alla paura. Ho atteso pazientemente che attraversasse la strada per mettersi al sicuro". Queste sono le parole dell'autore di un video che ha immortalato per l'ultima volta l'orsa Amarena, poco prima che venisse freddamente uccisa con un colpo di fucile quella stessa sera, intorno alle 23.

"Poco dopo, alcuni residenti di una casa nelle vicinanze hanno iniziato a suonare il clacson dell'auto parcheggiata nel loro giardino e hanno puntato i fari dell'auto in faccia all'orsa, nel tentativo di tenerla lontana da un pollaio situato dietro la loro casa," continua l'autore del video. "Da lì, l'orsa ha preso la fuga verso la campagna del Fucino, e questa mattina ho appreso la tragica notizia della sua morte. È evidente che lei aveva più paura di noi, e sinceramente non riesco a comprendere il motivo di questo gesto".

Cosa rischia l'indagato 

Le possibili conseguenze legali dell'atto commesso sono ancora in fase di definizione. Tuttavia, gli esperti stanno esaminando le strade previste dalla legge. Secondo Dante Caserta, responsabile legale e vice presidente del WWF Italia, se si applicasse la legge 157 sulla tutela della fauna, che regola la caccia, l'articolo 30 riguardante l'uccisione di specie particolarmente protette prevede una pena di reclusione da 2 a 8 mesi e una multa che va da 774 euro a poco più di duemila euro. Questo è considerato un reato contravvenzionale, il che significa che il condannato può, in sostanza, scegliere di pagare la metà della pena massima per estinguere il reato.

Tuttavia, se si dovesse applicare l'articolo 544bis del codice penale, la pena potrebbe arrivare da 4 mesi a 2 anni di reclusione. È importante notare che queste cifre rappresentano il massimo della pena, che di solito non viene mai completamente applicata.

Questa normativa è oggetto di critiche da parte degli animalisti da tempo. Il WWF ha denunciato che le pene previste non hanno un effetto deterrente significativo quando si tratta di atti così gravi come l'uccisione di una specie rara, ad esempio l'orso marsicano, di cui ne rimangono solo 60 esemplari in tutto il mondo e che rappresenta la specie più a rischio in tutto il continente europeo.