Stupro Palermo, Meluzzi: “Problema socioeducativo, non esiste più la famiglia”, Crepet: “Social-dipendenza, la violenza fa followers” - ESCLUSIVA
Gli psichiatri e volti noti della Tv Alessandro Meluzzi e Paolo Crepet, spiegano in esclusiva a Il Giornale d'Italia, quanto la deriva di valori e civiltà nel contesto socio culturale attuale, influisca sull'atteggiamento dei giovani sempre più propensi alla violenza, in un mondo in cui identità e successo vengono sempre più spesso ricercate sui social
Social dipendenza e sociopatia, questi i due nodi fondamentali attorno ai quali ruota l’orribile vicenda dello stupro di Palermo che ha visto 7 ragazzi di età compresa tra i 19 e i 22 anni, accanirsi su una 19enne dopo averla fatta ubriacare.
Cosa oggi, nel 2023, in un’era in cui si parla di condanna alla violenza sulle donne, si istituisce un Codice Rosso per la punibilità di reati di genere, spinge un gruppo di giovani a passarsi tra le mani una giovane donna come se fosse una bambola di pezza? Cosa c’è alla base di uno stupro di gruppo, andando al di là di un aspetto psicopatologico?
Lo hanno spiegato in esclusiva a Il Giornale d’Italia, gli psichiatri Alessandro Meluzzi e Paolo Crepet, entrambi con l’indice puntato contro una questione socioeducativa.
Stupro Palermo, il pensiero di Alessandro Meluzzi: “Deserto di valori, non c’è educazione ai sentimenti: caos e confusione su concetti di famiglia e rapporto uomo donna”
“Abbiamo trascorso decenni ad insegnare ai giovani l’educazione sessuale, la funzione dell’apparato riproduttivo, come evitare malattie sessualmente trasmissibili o gravidanze indesiderate. Mi rendo conto però, che abbiamo dimenticato l’educazione sentimentale” ha detto lo psichiatra e criminologo volto noto della tv Alessandro Meluzzi.
“L’educazione sessuale può spiegarla qualsiasi ginecologo, ostetrica o psichiatra, ma l’educazione sentimentale attiene all’insieme di una civiltà, alle emozioni, alla cultura, all’arte, alla conoscenza. In questo caso il ruolo educativo è duplice: dalla famiglia, alle istituzioni deputate all’educazione come la scuola o la parrocchia. Ma tutto questo oggi si è dissolto – continua Meluzzi – non c’è da stupirsi se viviamo in questo deserto di valori; la famiglia non esiste più, oggi è tutto stravolto e ci sono tante ‘famiglie’ in cui regole e contesti sono differenti, così come i rapporti uomo-donna sono differenti. Ad esempio – spiega – nel mondo islamico il rapporto uomo donna è concepito in un modo, nella comunità Lgbt è concepito in un altro modo e questo influenza anche la stabilità delle famiglie, generando un grande caos”.
Dunque, per il professor Meluzzi, il problema è alla base del contesto socio culturale attuale, privo di punti di riferimento stabili in quanto quelli “tradizionali” sono stati letteralmente sostituiti dalla libertà di essere chiunque, ovunque.
“Se dovessimo parlare da un punto di vista scientifico – spiega ancora Meluzzi – parlerei di spettro autistico del basso funzionamento sociale, sociopatia, incapacità di provare sentimenti. Ma bisogna fare attenzione, perché lo stupratore non è un malato che va curato, ma un criminale che va punito. In passato esistevano gli stupri etnici, come ad esempio tra serbi e albanesi, che venivano utilizzati come arma politica. Non è una questione patologica – conclude – ma di civiltà”.
Paolo Crepet: “Precocità sessuale e violenza non sono collegate, il problema sono i social e i followers”
Uno dei sette ragazzi arrestati a Palermo, all’epoca dei fatti minorenne, ha compiuto 18 anni lo scorso 27 luglio ed è stato scarcerato: si tratta di Riccardo Parrinello, tornato sui social subito dopo la scarcerazione, con un invito alle ragazze: “Qualcuna vuole uscire?”.
Il ragazzo non è nuovo a questi “inviti” sui social, già nel 2017, quando aveva solo 12 anni, pubblicava post in cui tramite una reactions, chiedeva ai suoi followers di esprimere una preferenza su cosa volessero fare con lui, tra “succhiotto”, “bacio a stampo” o “con la lingua”. Una evidente pulsione sessuale già a quell’età e sicuramente correlata al periodo particolare di sviluppo e pubertà, come sottolineato a Il Giornale d’Italia dallo psichiatra e scrittore Paolo Crepet: “A 12-13 anni è l’età in cui oggi si arriva alla pubertà, di per se non è una cosa così strana avere interesse, curiosità. È bene precisare che quand’anche ci fosse una certa anticipazione della propria sessualità questa non significa arrivare a commettere violenza”.
Dunque, per Crepet, non è una precocità sessuale l’indice di allarme per chi arriva a commettere violenza, ma il contesto sociale in cui i giovani vivono.
“A commettere violenza, e parlo in generale, ci si arriva seguendo tante ipotesi, tra cui il condizionamento derivante dall’ambiente famigliare e sociale. La famiglia influisce, così come il luogo in cui si cresce: è evidente che crescere in un ambiente sereno, differisca dal crescere in contesti più difficili. Il problema è di tipo educativo e riguarda la scuola, il quartiere, ma soprattutto ciò che ci circonda. Nessuno oggi si meraviglia del fatto che molti testi dei nuovi musicisti siano così cosparsi di violenza, volgarità”.
Volgarità e violenza sono molto in voga sui social ed è proprio contro questi che Crepet punta il dito: “Il fenomeno violento si può arginare se tutti facessimo una riflessione e imparassimo a dire no alle droghe, alle mafie che le importano, al consumo incontrollato di alcolici anche da parte dei minori. Bisognerebbe andare contro a molti interessi che generano profitti e tra questi ci sono anche i social: mi auguro che nessuno faccia finta, anche a Palermo, di sapere che dietro ai social ci sono interessi economici. I followers generano guadagni e un video in cui si mena o si stupra una persona, genera sicuramente più traffico di un video in cui si legge Leopardi”.