Ponte Morandi, 5 anni fa la strage, Mattarella e Meloni: "fare giustizia", parenti vittime: "abbandonati dallo Stato"
Il presidente della Repubblica e la presidente del Consiglio hanno chiesto entrambi a gran voce l'accertamento delle responsabilità per la tragedia del 14 agosto del 2018. Processo iniziato un anno fa, sentenza definitiva arriverà solo nel 2024
In occasione del quinto anniversario del crollo del Ponte Morandi a Genova, la premier Giorgia Meloni e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella hanno rilasciato delle dichiarazioni in cui sottolineano la volontà di "ricerca della giustizia sulla strage, poichè troppe domande ancora sono senza risposta, e i familiari delle vittime meritano tutto il rispetto possibile". Tuttavia la Presidente del Comitato Parenti vittime del Ponte Morandi, Egle Possetti, ha sottolineato come dopo tutti questi anni essi si sentano "abbandonati dallo Stato".
Ponte Morandi, 5 anni fa la strage, Mattarella e Meloni: "fare giustizia", parenti vittime: "abbandonati dallo Stato"
"Le 43 vittime, la sofferenza dei loro cari e i disagi degli sfollati rimarranno per sempre impressi nella nostra memoria. Così come non dimenticheremo mai l'eroismo dei soccorritori e l'impegno senza sosta dei tantissimi che, in quelle ore e in quei giorni drammatici, diedero testimonianza di quanto gli italiani sappiano donarsi al prossimo", ha dichiarato la Meloni nel suo comunicato, rinnovando poi le scuse a nome dello Stato per la tragedia: "A chi il 14 agosto 2018 ha perso un figlio, un genitore, un proprio caro, rinnoviamo oggi le doverose scuse dello Stato per ciò che è successo, pur consapevoli che nessuna parola sarà mai sufficiente a lenire la sofferenza e placare il desiderio di giustizia". Anche il Presidente della Repubblica Mattarella ha rilasciato una dichiarazione in occasione delle commemorazioni per il quinto anniversario della tragedia: "Il crollo del Ponte Morandi a Genova ha rappresentato un drammatico appello alle responsabilità di quanti sono incaricati di attendere a un pubblico servizio, sia di coloro che provvedono, sul terreno, alla erogazione agli utenti, sia di chi deve provvedere alla verifica delle indispensabili condizioni di sicurezza", ha dichiarato il Capo dello Stato, concludendo con un messaggio di vicinanza alle vittime: "Nel quinto anniversario del crollo, con il suo tragico bilancio di vite umane annientate, con la profonda ferita inferta alla Città di Genova e alle coscienze di tutti gli italiani, la Repubblica rinnova e rafforza i sentimenti di vicinanza e solidarietà ai familiari delle vittime e a quanti hanno visto sconvolgere la propria esistenza da una catastrofe tanto grave quanto inaccettabile". Utilizza invece parole dure Egle Possetti, presidente del Comitato Parenti vittime ponte Morandi, nel commentare l'anniversario del crollo e le sue conseguenze che si fanno sentire ancora oggi: "Con fatica stiamo cercando di ricominciare. Avere giustizia ci potrebbe aiutare, almeno potrebbe ridarci un po’ di fiducia in uno Stato che ci ha abbandonato prima e dopo il crollo. Pesa sul cuore sapere che la tragedia poteva essere evitata. La conferma che esce dal processo: la situazione era nota da anni e nessuno ha fatto nulla. È sconvolgente rendersi conto di quanti sapevano, avevano dubbi, e non hanno mosso un dito. Sapere che i nostri cari sono stati i martiri del ponte ma milioni di persone hanno rischiato di diventarlo è inaccettabile. Gli utili sproporzionati incassati dalla società è inaccettabile. Il fatto che il ministero non ha mai controllato è inaccettabile. Sarebbe bastato un ingegnere capace e super partes per evitare la tragedia". La Possetti ha poi raccontato che insieme al Comitato per le vittime aveva preparato un disegno di legge per riconoscere i parenti come "vittime di incuria" al processo in corso: "Abbiamo preparato un disegno di legge che già avevamo sottoposto al governo Conte e chiediamo venga approvato. I nostri cari devono essere riconosciuti come vittime dell’incuria. Il disegno prevede una tutela per i deboli, un piccolo contributo a fondo perduto che supporti la battaglia legale per le vittime perché non si sia costretti ad accettare il risarcimento e a rinunciare a essere parte civile nel processo. Noi non siamo in aula per i soldi, che alla fine è l’unica cosa che ci spetterà, siamo lì per parlare, per incidere sulla ricerca della giustizia".
La strage e il processo
Il crollo del viadotto Polcevera, comunemente noto come Ponte Morandi, avvenne il 14 agosto 2018 alle ore 11:36, quando la sezione del ponte che sovrasta la zona fluviale e industriale di Sampierdarena cedette improvvisamente, insieme al pilone di sostegno numero 9:in totale le vittime furono 43, tra automobilisti e operai al lavoro, con 11 feriti e più di 500 sfollati, per i danni agli edifici provocati dal crollo. Il processo per la strage, iniziato ufficialmente l'anno scorso, vede 58 imputati tra ex dirigenti e tecnici di Autostrade e Spea, funzionari del ministero e del provveditorato opere pubbliche. L'arrivo di una prima sentenza definitiva è previsto non oltre il 2024, con il comitato dei parenti delle vittime che si è costituito parte civile.