Galleria Vittorio Emanuele imbrattata a Milano, il nichilismo della civiltà della tecnica

Che genere di relazione può esservi tra la giusta difesa dell'ambiente e l'oscena devastazione dei monumenti e dei luoghi artisticamente rilevanti?

Leggiamo in questi giorni che è stata vandalizzata la galleria Vittorio Emanuele a Milano. In particolare, senza alcuna apparente motivo ideologico, dei teppisti hanno imbrattato la galleria con delle bombolette spray, riempiendola di scritte e quindi oltre aggiando uno dei punti più suggestivi della città meneghina. Non è il primo caso, se si considerano i tanti episodi che abbiamo registrato e commentato nei mesi scorsi, per lo più legati ideologicamente alla questione ambientale, con un paradosso che da subito abbiamo sottolineato: che genere di relazione può esservi tra la giusta difesa dell'ambiente e l'oscena devastazione dei monumenti e dei luoghi artisticamente rilevanti? E ancora: come potrà mai realmente prendersi cura dell'ambiente chi non è nemmeno in grado di prendersi cura dei monumenti e delle opere d'arte e anzi li devasta senza pietà? Nel caso della Galleria di Milano, sembra che non vi sia, o che per lo meno non sia stato rivendicato, alcun movente ideologico. Siamo cioè giunti alla ostentazione senza infingimenti del nichilismo allo stato puro, coessenziale alla civiltà della tecnica e alla sua essenza pantoclasta.

 

Di Diego Fusaro.