Vaccino Covid Moderna, effetti avversi su soggetto allergico, aperta inchiesta per lesioni: “Invalido dopo il siero a 52 anni”

L'uomo ha accusato malesseri già la sera, dopo la prima dose di vaccino Moderna: il medico curante gli aveva prescritto il vaccino Pfizer perché il Moderna è sconsigliato nei soggetti allergici, ma il vaccinatore dell'hub non ha tenuto conto della raccomandazione. Inoltre, da un accesso agli atti, è emerso che il numero di lotto di vaccino ricevuto è diverso da quello riportato sul certificato di avvenuta somministrazione rilasciato dall'hub

E’ rimasto invalido a 52 anni, dopo una dose di vaccino Covid Moderna. È la storia di un uomo calabrese che si è sottoposto a vaccinazione nel 2022 presso l’hub di Corigliano Rossano, in provincia di Cosenza.

Il 52enne ha presentato un esposto alla Procura di Castrovillari che adesso sta indagando per lesioni colpose e falsità in atti. Sono stati pochi gli esposti delle persone che hanno accusato effetti avversi da vaccino che hanno aperto le porte a un’inchiesta giudiziaria: se questa dovesse seguire l’intero iter e se l’ipotesi di reato di lesioni dovesse essere confermata, finirebbero sul banco degli imputati i medici vaccinatori dell’hub di Corigliano Rossano che vedrebbero cadere lo scudo penale, nonché lo stesso vaccino Moderna in quanto verrebbe riconosciuto il nesso tra inoculazione e lesioni subite dal 52enne.

Sono stati tanti negli ultimi due anni gli esposti di questo tipo, finiti quasi tutti con l’archiviazione, questo però presenta degli aspetti che hanno spinto la Procura a volerci vedere chiaro.

Vaccino Covid Moderna, il medico di base aveva sconsigliato quel siero

Il 52enne, assistito dall’avvocato Veronica Sommario, ha raccontato nell’esposto di essersi recato all’hub vaccinale della cittadina jonica con una prescrizione del suo medico curante per sottoporsi a vaccino Pfizer. La prescrizione si era resa necessaria perché l’uomo essendo soggetto allergico, non avrebbe potuto ricevere il vaccino Moderna, sconsigliato nel suo caso.

Nonostante le raccomandazioni del medico di base, il vaccinatore dell’hub ha comunque proceduto con la somministrazione del vaccino Moderna, non tenendo conto delle indicazioni del suo collega e consigliando al 52enne di assumere un antistaminico.

Gli effetti avversi sarebbero quindi arrivati subito, già nella notte con forti palpitazioni e pressione arteriosa 190/100.

Palpitazioni e insufficienza atriale dopo un giorno dalla somministrazione

Il giorno seguente il 52enne si è recato all’hub vaccinale facendo presente la situazione e il medico vaccinatore gli avrebbe risposto: “sa che possono esserci reazioni avverse, si è dovuto vaccinare per il suo bene e dei suoi famigliari, riferisca al suo medico curante”. L’uomo si reca dunque da quest’ultimo, che lo rimprovera per non aver insistito sul rispetto della prescrizione del vaccino Pfizer. Lo stesso giorno, la vittima si è anche recata dal cardiologo che ha riscontrato una insufficienza atriale.

Da allora, “a distanza di un anno – scrive il 52enne nel suo esposto – mi sono rimaste condizioni invalidanti e mi sono rivolto all’avvocato Sommario per un consiglio e verificando le controindicazioni del vaccino Moderna, concordò che fosse sconsigliato nel mio caso e che andava evitato nei soggetti allergici”.

Dal giorno della vaccinazione, l’uomo – come ha sottolineato nel suo esposto – ha riportato condizioni invalidanti come acufeni con ipoacusia neurosensoriale improvvisa, intorpidimento della mano destra e a un dito del piede sinistro, abbassamento della vista e dolori muscolari.

Lotti diversi sui certificati

In seguito a ciò, ha così deciso di acquisire la documentazione relativa alla sua vaccinazione per valutare la correttezza della procedura e da questa è emerso che il lotto di vaccino indicato nella documentazione era differente da quello riportato sul certificato di somministrazione rilasciato dall’hub. Da questa circostanza, la Procura di Castrovillari ha delineato una seconda ipotesi di reato, ossia quella di falsità in atti.

Pertanto, il 52enne nell’esposto chiede di “verificare se alla data di scongelamento del detto vaccino siano trascorsi più di 14 giorni e se, la fiala una volta portata alla temperatura tra gli 8 e i 25°C sia stata somministrata entro 12 ore dallo scongelamento per la stabilità del prodotto e la tracciabilità del farmaco, nonché entro 24 ore dopo che è stato tolto dal frigorifero, se sia stato somministrato entro 6 ore dal prelievo della prima dose dalla confezione delle 10 dosi per come disciplinato dalla normativa in materia”.

L’ipotesi dell’avvocato del 52enne è che il lotto segnalato non fosse adeguatamente stato scongelato e somministrato entro le 12 ore oppure che non era stato tenuto tra gli 8 e i 25 gradi o anche 24 ore dopo che era stato tolto dal frigorifero. “Tutte condizioni – rileva l’avvocato Sommario - che rischiano di non rendere stabile il prodotto e quindi di danneggiarlo”.