Gelsomina Verde, 2 arresti dopo 19 anni per l’omicidio della 21enne torturata e uccisa nella prima faida di Scampia

La donna fu torturata, uccisa e data alle fiamme il 21 novembre del 2004, a soli 21 anni, perché in passato era stata legata sentimentalmente a Gennaro Notturno, elemento di spicco degli scissionisti di Secondigliano

Dopo 19 anni dal brutale omicidio della 21enne Gelsomina Verde, sono finiti in manette questa mattina i camorristi Luigi De Lucia e Pasquale Rinaldi, detto “o vichingo”, ritenuti dagli investigatori gli esecutori materiali di quell’efferato delitto.

Gli arresti sono stati eseguiti dalla Polizia di Stato su delega della direzione distrettuale antimafia di Napoli.

Gelsomina Verde, torturata, uccisa e bruciata nel 2004

Gelsomina Verde fu torturata e bruciata a Scampia il 21 novembre del 2004: un omicidio maturato per vendetta, nella faida tra il clan Di Lauro e il cartello degli scissionisti Amato – Pagano, per il controllo criminale di Secondigliano e Scampia e altri comuni dell’hinterland napoletano.

La donna, completamente estranea agli ambienti criminali, fu vittima di un’esecuzione nella cosiddetta “prima faida di Scampia” perché un tempo era stata legata sentimentalmente a Gennaro Notturno detto “O Saracino”, esponente di spicco degli scissionisti: i due non stavano più insieme da tempo quando avvenne l’omicidio.

Chi era Gelsomina Verde

Gelsomina Verde lavorava come operaia in una fabbrica di pelletteria e nel tempo libero si dedicava al volontariato, non aveva mai avuto contatti o legami con la camorra, tuttavia fu uccisa per vendetta.

La donna venne appostata, torturata e dopo le atroci sevizie, uccisa con tre colpi di pistola alla nuca. Dopo l’omicidio il corpo venne dato alle fiamme nella propria auto, probabilmente – come ipotizzarono all’epoca gli investigatori – per nascondere le tracce delle torture che aveva subito.

Il processo e gli ergastoli

Il processo per la sua morte ha portato alla condanna all’ergastolo di diversi esponenti del clan Di Lauro, tra cui nel 2006, il boss Ugo De Lucia ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio e Cosimo Di Lauro nel 2008, quale mandante, mentre Pietro Esposito fu condannato a 7 anni e 4 mesi.

Cosimo Di Lauro è stato poi assolto dall’accusa di essere il mandante dell’omicidio nel 2010 e, nello stesso anno, anche se ha respinto ogni accusa, ha risarcito la famiglia di Gelsomina Verde con 300mila euro.