Roma, 20enne denuncia capo per palpate a fianchi e pancia, il giudice: “Non è molestia. Lei complessata dal suo aspetto fisico”

Per il giudice (collegio giudicante presieduto da Maria Bonaventura, la stessa che ha assolto il bidello per la palpata di durata inferiore a 10 secondi), l’accusa non sussiste

Cade con un’assoluzione da parte del tribunale di Roma, la denuncia di una 20enne relativamente a presunte molestie sessuali di cui sarebbe stata vittima da parte del dirigente di un museo capitolino.

La donna, assunta nel 2019 come dipendente, ha denunciato più episodi durante i quali il dirigente le si sarebbe avventato addosso con frasi hot, del tipo “quanto mi arrapi”, oppure toccandole con insistenza fianchi e pancia: “dai, fammi toccare ancora un po’”.

Per il giudice nessuna molestia, ma solo complessi psicologici

Per il giudice (collegio giudicante presieduto da Maria Bonaventura, la stessa che ha assolto il bidello per la palpata di durata inferiore a 10 secondi), l’accusa non sussiste: “alla luce di tutte le considerazioni qui svolte non si può escludere che la parte lesa, probabilmente mossa dai complessi di natura psicologica sul proprio aspetto fisico (segnatamente il peso) abbia rivisitato inconsciamente l’atteggiamento dell’imputato nei suoi confronti fino al punto di ritenersi aggredita fisicamente”.

Dunque, per il collegio giudicante, la 20enne sarebbe complessata dal suo aspetto fisico e avrebbe male interpretato le intenzioni del dirigente che, nel frattempo però, è stato licenziato dai vertici del museo.

La denuncia

La denuncia della ragazza risale al 2021 e fu accolta dal pubblico ministero Antonio Calaresu.

Nel capo di imputazione si legge che il dirigente “la bloccava in un angolo e le palpeggiava come al solito fianchi, schiena e pancia dicendo ‘dai fammi toccare ancora un po’...” e ancora: “L’uomo la afferrava da dietro e iniziava a palpeggiarle i fianchi e la pancia quindi, appoggiandosi a lei, le sniffava i capelli e sussurrava ansimando...”.

Un altro episodio in seguito a una cena tra colleghi: “iniziava a toccarla sul seno, sulla pancia, sui fianchi e sul sedere, a leccarla e a morderle le orecchie fino a quando le infilava la lingua in bocca”.

Il racconto alle amiche

La ragazza ha così deciso di raccontare tutto ad amiche e colleghe che, però chiamate a testimoniare durante il processo, non avrebbero confermato le molestie ma parlato di un “atteggiamento giocherellone” da parte del dirigente.