Matteo Messina Denaro, offerti a Fabrizio Corona file riservati sulla cattura del boss, arrestati Carabiniere e un politico

Ai domiciliari un Carabiniere e un consigliere comunale di Mazara del Vallo con le accuse di accesso abusivo al sistema informatico, violazione del segreto d'ufficio e di ricettazione. Indagato per ricettazione anche Fabrizio Corona

 

Scoop a pagamento con file top secret sulla cattura del boss Matteo Messina Denaro. Sarebbe stato questo il piano di un consigliere comunale di Mazara del Vallo Giorgio Randazzo e del suo complice, il maresciallo dei Carabinieri Luigi Pirollo.

I due sono finiti agli arresti domiciliari e dovranno rispondere a vario titolo di accesso abusivo al sistema informatico, violazione del segreto d'ufficio e di ricettazione. Indagato per ricettazione anche il fotografo milanese Fabrizio Corona che era stato contattato da Giorgio Randazzo per piazzare il materiale trafugato sul “mercato”. L’abitazione di Corona è stata anche oggetto di perquisizione da parte dei carabinieri.

A “rubare” materialmente i documenti top secret, circa 700 file, sarebbe stato il militare dell’Arma Luigi Pirollo, in forza al N.O.R. di Mazara del Vallo, mediante accesso ai sistemi informatici in dotazione al corpo. Questo poi li avrebbe passati a Randazzo con cui aveva conoscenza e l’intento sarebbe stato quello di guadagnare decine di migliaia di euro.

Fabrizio Corona, una volta saputo del materiale, avrebbe consigliato a Randazzo di contattare il direttore del quotidiano online Mov, Moreno Pisto, proponendogli la vendita dei file.

Matteo Messina Denaro, l’intercettazione di Corona: “Scoop pazzesco”

L'indagine coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall'aggiunto Paolo Guido, è iniziata proprio da una intercettazione del fotografo Fabrizio Corona che parlava di uno “scoop pazzesco” di cui era in possesso un consigliere comunale.

Il telefono del fotografo era sotto controllo già dallo scorso febbraio, poiché dopo la cattura dell'ex latitante, il fotografo venne in possesso di una serie di audio di chat tra il boss e alcune pazienti da lui conosciute in clinica durante la chemioterapia quando, ancora ricercato, usava l'identità del geometra Andrea Bonafede.

Dall’intercettazione del 2 maggio, dove Corona parlava di “scoop” sono così iniziati i sospetti che hanno portato alla svolta nel momento in cui sono arrivate preziose testimonianze proprio dal direttore del quotidiano Mov.

Quest’ultimo, Moreno Pisto, insieme a Fabrizio Corona, aveva incontrato il consigliere comunale Giorgio Randazzo che gli aveva proposto l’affare. Durante quell’incontro Pisto prese visione della documentazione e riuscì a copiarla con uno stratagemma, all’insaputa del politico.

La testimonianza del giornalista

Visionati nuovamente i file con calma, Pisto si è reso conto della delicatezza di quei documenti e si è confidato con un suo collega che gli ha consigliato di rivolgersi alla Polizia. Il giornalista si è così recato negli uffici della squadra mobile e ha raccontato tutto agli investigatori. L’indagine dunque è entrata nel vivo e da accertamenti informatici è emerso che a rubare quei file era stato il carabiniere Luigi Pirollo che aveva contatti con Randazzo e che aveva lasciato “traccia” del suo ingresso nel sistema informatico. Tra l’altro, era uno dei due soli carabinieri che avevano avuto accesso a quel server della stazione di Campobello. L’altro militare è risultato estraneo ai fatti.