Speleologa Ottavia Piana imprigionata da 3 giorni nella grotta di Bueno Fonteno, recupero in corso, la 31enne a 50 m di profondità
la speleologa 31enne Ottavia Piana è da tre giorni intrappolata nella grotta di Bueno Fonteno, nella bergamasca, a seguito iìdi un incidente. La giovano sarebbe ora a 50 metri di profondità
Sono ancora 50 i metri che la separano dalla superficie, dalla vista del cielo. Ottavia Piana, 31 anni, segretaria nell’azienda di famiglia di Lovere, nella bergamasca, fin da piccola la passione per la speleologia (nella quale si era specializzata con un corso specifico nel 2016), si trova da ormai tre giorni sotto terra, imprigionata da pozzi e budelli nella grotta Bueno Fonteno, nell’omonimo comune di Fonteno, in provincia di Bergamo.
Intrappolata a 150 metri di profondità, Ottavia Piana potrebbe essere salvata a breve
Le dimensioni della grotta sono impressionanti, almeno 35 chilometri di estensione ed un picco di 750 metri di profondità: scoperta solo nel 2006, è ancora in larga misura inesplorata. È forse proprio con lo spirito pionieristico di chi brama portare alla luce ciò che è nascosto che domenica Ottavia si è avventurata, con altri quattro amici, nei meandri della terra. “In montagna vai per ammirare il paesaggio – dice Maurizio Finazzi, presidente del Cai di Lovere e da molti anni amico di Ottavia, impegnato insieme ad un’altra sessantina di persone nelle operazioni di soccorso - ma in grotta scendi per portare fuori qualcosa, è come andare sulla luna, noi siamo esploratori”.
Durante la discesa di domenica, però, qualcosa va storto. Mentre si sta arrampicando, a 150 metri di profondità, Ottavia scivola. Non è chiaro se sia una roccia che cede o se il piede non abbia tenuto, quello che si sa è che cade di schiena. La caduta non è fortunatamente molto alta, circa un metro e mezzo, ed i dispositivi di sicurezza le proteggono testa e aree sensibili. Tuttavia la gamba sbatte contro la parete: secondo gli operatori sanitari che l’hanno raggiunta nelle ore successive, si sarebbe procurata una contusione importante. Certo, nulla di grave, ma abbastanza per rendere molto difficoltose le operazioni di recupero, non potendo, di fatto, contare sulla sua collaborazione. Ad aggiungere difficoltà ai soccorsi, la scarsa conoscenza di una grotta, come detto, in larga misura inesplorata.
Passano ore, giorni di operazioni. I quattro amici che erano con Ottavia, infatti, subito dopo l’incidente attuano le necessarie procedure di sicurezza: due stanno con lei, due risalgono il più velocemente possibile in superficie e chiamano i soccorsi. Interviene il Cai, il Soccorso Alpino, quello Speleologico, volontari non solo dalla Lombardia, ma anche dal Veneto, dal Piemonte, dal Trentino Alto Adige, dall’Emilia Romagna. Sono una sessantina di uomini, accampatisi al vicino campo sportivo di Fonteno. Poche ore dopo l’incidente, avvenuto alle 18:00 di domenica 2 luglio, una prima squadra ha già raggiunto Ottavia e prestato le prime cure. Al loro rientro i soccorritori che l’hanno vista si dimostrano ottimisti: la ragazza sta bene, “è una forte”. Il problema tuttavia rimane: come tirarla fuori.
Seguono ore e ore di lavoro, si usano carrucole, corde, tante tante braccia. Quando il sole sorge su martedì 4 luglio, molto è stato fatto. Ottavia è risalita di un centinaio di metri, fino all’ultimo tratto mancante, un pozzo di una cinquantina di metri che non dovrebbe offrire maggiori difficoltà al recupero di quante non ne siano già state incontrate in questi giorni. Salvo imprevisti, ormai, è questione di poche ore.