Gay pride, il corteo circense voluto dal capitale e che nulla ha a che vedere coi diritti delle persone omosessuali

Fenomeni pittoreschi di postmodernizzazione del costume e di ridicolizzazione della vita etica proletaria e borghese, funzionale alla deregolamentazione integrale del mondo della vita

Si fa un gran parlare naturalmente del gay pride, anche perché il mese di giugno è quello che è stato consacrato a questa festa policroma della postmodernità ultracapitalistica. E bisogna allora essere chiari, avendo il coraggio di pensare altrimenti e di ragionare fuori dagli schemi del politicamente corretto che è poi sempre anche un eroticamente corretto. I gay pride non hanno nulla a che vedere con i sacrosanti diritti delle persone omosessuali. Sono invece fenomeni pittoreschi di postmodernizzazione del costume e di ridicolizzazione della vita etica proletaria e borghese, funzionale alla deregolamentazione integrale del mondo della vita. Soggetti radicalmente agghindati con parrucche fucsia e giarrettiere che nulla lasciano all'immaginazione non sono emblemi della lotta per i diritti degli omosessuali, ma sono icone di un circo post moderno che deve ridicolizzare tutto ciò che finora è stato considerato serio affinché il nulla della civiltà della merce si impadronisca di ogni realtà grazie all'abbattimento di ogni limite e di ogni frontiera, di ogni tabù e di ogni misura. Basterebbe anche solo vedere di sfuggita chi finanzia questi fenomeni pagliacceschi in tinta arcobaleno per capire quali sono realmente gli interessi in giuoco da parte del capitale e delle classi dominanti.. chi non lo capisce e partecipa a questi cortei circensi in tinta arcobaleno convinto di battersi per i diritti svolge soltanto il ruolo di utile idiota del capitale.

Di Diego Fusaro.