Emanuela Orlandi, il Vaticano apre gli archivi. Pg pontificio Diddi: "Raccolte molte carte, forse sfuggite agli inquirenti in passato"

nel 40esimo anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi, il procuratore generale del Vaticano Alessandro Diddi annuncia che la gendarmeria metterà a disposizione della procura di Roma documenti finora tenuti nascosti

Il 22 giugno 1983 Emanuela Orlandi scomparve nel nulla. Da quarant'anni la famiglia non smette di cercarla: ecco tutta la storia. Nelle ultime settimane, pare, le indagini per fare luce sul destino della 15enne vaticana avrebbero subito un’accelerata.

40 anni fa la scomparsa di Emanuela

Quello del 22 giugno 2023 è un anniversario triste per il nostro Paese, l’anniversario di uno dei casi di cronaca nera più spinosi d’Italia. Nello stesso giorno del 1983, infatti, Emanuela Orlandi, cittadina vaticana di appena 15 anni, uscì di casa con il suo clarinetto per non tornare mai più. Lo fece con una certa stizza, stando ai racconti di Pietro, il fratello di Emanuela, perché quel pomeriggio gli aveva chiesto di accompagnarla alla scuola di musica per via delle temperature torride di Roma. Erano circa le 16:00 ed Emanuela era in ritardo. Pietro le negò il passaggio per via di altri impegni, e la sorella uscì di casa sbattendo la porta. Quel pomeriggio fu l’ultimo in cui Pietro vide la sorella, che poche ore dopo scomparve nel nulla. Oggi 22 giugno 2023 sono passati 40 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi.

La ricostruzione degli ultimi attimi di Emanuela arriva fino ad una telefonata alla sorella Federica, nella quale la ragazza diceva di essere stata avvicinata da un uomo che le aveva proposto di fare volantinaggio per la Avon Cosmetics in occasione di una sfilata di moda presso l’atelier delle sorelle Fontana. La sorella Federica le consigliò di non accettare e soprattutto le suggerì di parlarne con i genitori una volta rientrata a casa. Emanuela, quindi, attese l’uscita delle sue compagne di corso e insieme a due di esse, Raffaella Monzi e Maria Grazia Casini, si avviò verso la fermata dell’autobus in corso Rinascimento. Alle 19:30 le amiche salirono su due autobus differenti per tornare a casa, Emanuela preferì attendere la corsa successiva per via dell’affollamento. Da quel momento si persero le tracce di Emanuela Orlandi.

In questi lunghi 40 anni ci sono state denunce, depistaggi, processi ed archiviazioni, tra piste nazionali ed internazionali. Ma la verità su Emanuela ancora non si sa. Una svolta molto importante giunse l’11 luglio 2005 quando alla direzione di Chi l’ha visto arrivò una telefonata anonima nella quale una voce indicò qualcuno seppellito nella basilica di Sant’Apollinare e parlò “del favore che Renatino fece al Cardinal Poletti”. “Renatino” era Enrico De Pedis, boss della banda della Magliana. Nel 2012 fu ispezionata la sua tomba: il boss era lì, ma non c’era nient’altro che suggerisse un collegamento con la scomparsa di Emanuela Orlandi. Il fatto sinistro è che la basilica di Sant’Apollinare si trovava a brevissima distanza dalla scuola di musica frequentata dalla 15enne.

Nel 2013 entrò in scena Marco Fassoni Accetti che, sempre durante il programma Chi l’ha visto segnalò la presenza di un flauto del tutto simile a quello che Emanuela Orlandi aveva con sé il giorno della scomparsa, nei sotterranei degli studi De Laurentiis di Roma. Marco Fassoni Accetti si presentò come il rapitore di Emanuela Orlandi nonché come l’autore delle prime telefonate dell’Americano, anche se le sue affermazioni non sono state prese del tutto sul serio a causa di una diagnosi di disturbo narcisistico di Accetti.

Nel 2019 la famiglia Orlandi ricevette una lettera anonima contenente una foto scattata all’interno del cimitero teutonico presente all’interno delle mura vaticane. L’immagine mostra la statua di un angelo che indicava verso il basso. Ad aprile dello stesso anno furono riaperte le tombe, ma la ricerca terminò con un nulla di fatto.

Da alcuni mesi si riaccendono le speranze di far luce su quanto accaduto

Arrivando dunque ai giorni nostri, il 2023 è iniziato con una novità che ha spiazzato il mondo intero: il 9 gennaio il promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi e la gendarmeria hanno aperto per la prima volta delle indagini all’interno del Vaticano.

Oggi, nel 40esimo anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi, la famiglia chiede al Papa di ricordarla: "L'auspicio della famiglia è che il Santo Padre ricordi con parole di speranza la prossima domenica, durante l'Angelus, Emanuela, una sua cittadina che manca da quaranta anni. Sarebbe un gesto importante, di carità, in pieno spirito evangelico, che metterebbe fine a ogni polemica e rafforzerebbe la volontà di tutti nel cercare la verità". Lo ha dichiarato l'avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi.

È di questa mattina poi la notizia data al TG1 Mattina Estate da parte di Alessandro Diddi, Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano, di un’accelerata nelle indagini che si stanno svolgendo da qualche mese a questa parte. Diddi ha infatti detto che “In pochi mesi abbiamo raccolto molte carte che forse erano sfuggite negli anni passati agli inquirenti e le abbiamo messe a disposizione della Procura di Roma, con la quale per la prima volta in tanti anni è nato uno spirito di collaborazione per svolgere le indagini.

“Credo che questo sia l’aspetto più importante e su cui si deve riflettere. Abbiamo trovato dei dati che non erano mai stati lavorati, adesso è il momento per portare a compimento questo nuovo filone d’indagine”. Si riaccende dunque la speranza della famiglia Orlandi.