Covid, Mark Zuckerberg ammette: "Molte delle informazioni censurate su Facebook si sono rivelate vere"
Mark Zuckerberg e la censura sul Covid, a distanza di tempo il CEO di Facebook ha rivelato alcuni dettagli rimasti nascosti fino ad oggi
Il CEO di Facebook Mark Zuckerberg ammette di aver sbagliato sul Covid e lo fa tre anni dopo lo scoppio della pandemia. Lo ha spiegato in una lunga intervista a Lex Fridman, ricercatore russo-americano esperto di Intelligenza artificiale al Massachusetts institute of technology: "A inizio pandemia c’erano reali implicazioni per la salute ma non c’è stato il tempo di esaminare completamente la vastità delle ipotesi scientifiche che sono emerse".
Covid, Mark Zuckerberg ammette: "Abbiamo censurate informazioni vere"
Nella sua intervista ricercatore esperto in intelligenza artificiale al Mit, Zuckerberg si sofferma sulla parola "disinformazione". "Ci sono alcuni argomenti che sono considerati unanimemente pericolosi dalla comunità, ad esempio la pedofilia, il terrorismo o la violenza. Poi ci sono altri temi su cui la società dibatte". Mark Zuckerberg dà la colpa al tempo come appiglio della censura portata avanti da Facebook che ha visto come vittime la Great Barrington declaration (Gbd), un documento redatto presso l'Istituto Americano di Ricerca Economica di Great Barrington postato sulla pagina Facebook di Jay Batthacharya, primo firmatario.
Facebook ha chiuso la pagina della Gbd il giorno dopo la sua apertura, il 4 febbraio 2021. All’epoca la motivazione era stata: "per violazione degli standard della community”. Batthacharya dopo la confessione dell'imprenditore statunitense ha dichiarato: "Sono contento di vedere finalmente un po’ di umiltà. Zuckerberg è stato esecutore della propaganda di governo durante la pandemia. Il suo è stato un regime di censura, in cui le falsità erano consentite e la verità censurata". In questo documento veniva sostenuto come le decisioni draconiane diffuse dagli Usa a livello globale per contrastare il Covid non sarebbero state la soluzione assoluta.
Il fatto che durante la pandemia di Covid i social network ed in questo caso Facebook, abbiano avuto la mano larga nel censurare studi ed opinioni non è più una credenza. Per il fondatore di Meta la colpa è da attribuire anche all'algoritmo, che non ha le capacità di gestire alcune complessità. Per questo "sfortunatamente, penso che una buona parte dell’establishment in un certo senso si sia confuso su numerosi elementi fattuali e abbia chiesto di censurare moltissime notizie che, ex post, si sono rivelate quantomeno discutibili se non addirittura vere. Questo alla fine ha logorato la fiducia dei cittadini nelle istituzioni".