Festa della Repubblica italiana, il ministro dell'Interno Romita a Il Giornale d'Italia: "Accettare senza recriminazioni e riprendere l'opera di ricostruzione". Era il 6 giugno del 1946

Il 6 giugno del 1946, poco dopo la nascita della Repubblica Italiana - andata in scena a seguito del referendum istituzionale dello stesso anno - il ministro dell'Interno Pier Luigi Romita ha parlato a Il Giornale d'Italia

Era il 6 giugno del 1946 e la Repubblica italiana era stata appena costituita, quando Il Giornale d'Italia aveva sentito il ministro dell'Interno Pier Luigi Romita. "Nell'imminenza della proclamazione ufficiale dei risultati delle elezioni per la costituente, abbiamo voluto interrogare il Ministro dell'Interno Romita, al quale risale il grande merito ad aver proceduto alla più imponente consultazione popolare della storia del Paese senza il minimo incidente", si legge sulle pagine della nostra testata.

Il PDF con le notizie de Il Giornale d'Italia del 1946:

I risultati delle elezioni:

Festa della Repubblica italiana, il ministro dell'Interno Romita a Il Giornale d'Italia: "Accettare senza recriminazioni e riprendere l'opera di ricostruzione". Ma era il 6 giugno del 1946

È soddisfatto del contegno del popolo durante le operazioni elettorali? 

"Ho sempre considerato la disciplina e la maturità politica del corpo elettorale come la condizione essenziale per lo svolgimento delle votazioni nell'ordine e nella verità. Poiché è evidente che questo risultato in una duplica consultazione elettorale alla quale dovevano partecipare 23 milioni di votanti, non si poteva conseguire soltanto con l'impiego della forza pubblica".

"La mia previsione si è avverata in pieno ed io sono ampiamente soddisfatto, in primo luogo perché il popolo italiano ha meritato la fiducia che avevo in esso riposta, in secondo luogo perché la mia opera è stata coronata da un successo che, come è noto, veniva messo in dubbio da molte parti".

Quali misure aveva preso il Ministero dell'Interno per assicurare la libera espressione della volontà popolare con le forze di cui poteva disporre?

"Le misure da me predisposte sono state attuate tenendo conto di due elementi:

a) la esiguità, in senso relativo, della forza pubblica disponibile

b) la vastità delle zone da vigilare: la quale comprendeva 89 provincie e circa 36 mila sezioni elettorali. In tali condizioni ho assicurato un servizio di vigilanza presso ogni sezione, affidato a pattuglie armate, ed ho riunito nei capoluoghi di provincia e in altri centri minori nuclei relativamente numerosi di forze di polizia, dotati di mezzi celeri di trasporto e quindi in grado di spostarsi rapidamente".

"Naturalmente sono stati curati in modo particolare i collegamenti, specie quelli telefonici, fra le sezioni e posti in cui la forza pubblica era stata concentrata.

Era ben deciso ad adoperare la forza pubblica in caso di disordini?

"La posta in gioco era troppo elevata e perciò le più severe istruzioni erano state impartite alla forza pubblica per l'azione da svolgere contro eventualità agenti provocatori di disordini aventi il fine di sabotare la consultazione elettorale".

"Ma era stato anche previsto il caso di incidenti dovuti allo sfogo smodato delle passioni in contesa, e, in questa eventualità, le forze di polizia avrebbero dovuto agire con quella moderazione e quello spirito di umana comprensione che si dimostrano sempre efficaci per riportare la calma e ristabilire l'ordine fra i gruppi contendenti".

"Ma, in verità, se lo spirito di abnegazione di tutti coloro che erano addetti ai servizi d'ordine è stato messo a dura prova per la gravosità del servizio stesso, debbo dire che la forza pubblica non è stata mai impegnata in incidenti veramente gravi, o, comunque, rivelanti la volontà preordinata di turbare la competizione elettorale".

I partiti hanno contribuito con la loro azione diretta al libero svolgimento delle operazioni? Contribuiranno essi alla concordia nazionale anche dopo il risultato delle elezioni?

"La collaborazione dei partiti, già utilmente da me promossa in occasione delle elezioni generali politiche pure con un corpo elettorale di proporzioni molto minore dell'attuale, si erano svolte in un ambiente così ordinato, calmo e sereno".

"È evidente che l'azione dei partiti, dopo il risultato delle elezioni, dovrà svolgersi sul medesimo piano realistico e sereno per il mantenimento di quella concordia nazionale che, come ho sempre detto, costituisce il presupposto essenziale per l'opera di ricostruzione".

Qual è la sua impressione riassuntiva sulla giornata elettorale?

"L'altissima percentuale dei votanti, l'ordine pubblico perfetto, la disciplina dimostrata dal corpo elettorale in tutte le 89 provincie in cui si è votato, il contegno esemplare della forza pubblica sono le caratteristiche essenziali di queste elezioni e costituiscono gli indici del progresso democratico compiuto dal popolo italiano".

"Quale migliore dimostrazione che questo progresso è stato realizzato per mezzo della lotta contro i nazifascisti, della guerra partigiana, dell'azione quotidianamente svolta sul piano politico nazionale dei partiti di massa? Il fatto è così evidente che anche gli scettici dovranno ricredersi".

Crede che, monarchia o repubblica, sia necessaria una vasta opera di riforme per realizzare un perfetta saldatura fra nord e sud? Quali sarebbero le più urgenti?

"Bisogna prima di tutto affrontare i problemi di emergenza: ritorno alle radici, disoccupazione, adeguamento dei salari al costo della vita, alimentazione; ecco le questioni che dobbiamo risolvere sul piano nazionale e con intenti armonici così da dare a tutte le regioni d'Italia la sensazione che tutti i suddetti problemi, che interessano ben da vicino la vita del popolo, sono affrontati con assoluta imparzialità e decisione".

"Risolti i problemi di emergenza, occorrerà affrontare risolutamente quello della ricostruzione nel quale dovrà essere assorbito e risolto, una volta per tutte, il problema meridionale".

"Alla fase di preparazione dovrà, cioè, seguire quello dell'azione concreta. Non bisogna dimenticare che il fattore economico è alla base di ogni divergenza politica: ed io sono convito che la saldatura fra nord e sud sarà ottenuta col porre i presupposti indispensabili per la ripresa economica nazionale mediante un piano che valorizzi adeguatamente tutte le possibilità delle due zone".