Come trasformare un viado pedofilo in una ragazza innocente: la narrazione globalista capovolge ogni cosa

Cronaca, gender, clima, salute: siamo al ribaltamento fattuale, con conseguente divieto di obiettare, di distinguere, di ragionare. E l'informazione di potere ci mette del suo, senza ritegno e senza vergogna.

Nell’eterna Napoli della retorica defilippiana e maradoniana può accadere come cosa corrente che i soliti rompicoglioni della mitologia rappettara e criminale quasi ammazzino con una raffica in piena strada una bimba di 10 anni che mangia il gelato “per un raid dimostrativo fra cosche rivali”, secondo formula pilatesca dell’informazione conformista che ha paura di dire le cose come stanno e usa la terminologia neutra delle guerre, il raid militare per non dire i soliti parassiti camorristi a reddito di cittadinanza. Quando scrissi che a Napoli la gente non può allegramente farsi fuori per uno scudetto, subito piovvero inevitabili insulti, qualcuno sull’allusivo, degli immancabili vittimisti aggressivi che non sanno niente, afasici, analfabeti ma immersi nella sottocultura del meridionalismo piagnone di Gramsci: scantonavano con patetiche accuse di razzismo, nordismo e inviti a “farmi i fatti miei”. Un’idea, ma per farci i fatti nostri dovremmo tanto per cominciare mollare la storica Napoli lazzarona al suo destino senza più finanziarla. Anche a Milano sembra cosa normale che un viado impestato e strafatto stia a molestare i bambini di una scuola, col sesso da “sbattere in faccia” nell’intento dichiarato di contagiarli. Al che arrivano, chiamati dai genitori, dal personale scolastico, gli agenti municipali che provano a contenerlo ma quello, perché è un maschio, erculeo, furibondo, li prende a testate, a calci nei coglioni, esperto com’è di risse da strada, gli sfascia l’abitacolo della macchina, simula un malore, li minaccia, anche loro, di “contagiarli col mio sangue”, gli fa sapere che entro sera saranno morti, giustiziati da gente del giro, fugge, mette a rischio i passanti, così che, come in un film anni Settanta, la polizia finalmente s’incazza, lo manganella e lo porta via. Mentre i bravi cittadini della delazione moralistica filmano a tema, omettendo il pregresso e facendo circolare le scene della contenzione. Questo no, non è normale e subito la propaganda politica, dei parlamentari twittaroli del garantismo a senso unico delinquenziale di sinistra, si scatena, si salda a quella della comunicazione di regime che confeziona la mistificazione: il viado eroina del giorno, la ragazza martire, uno come Gramellini, che dell’informazione ha un concetto intrattenitorio, da Che tempo che fa, può scrivere o almeno insinuare sul Corriere che la sbirraglia è frutto della violenza fascista e meloniana e che “non si sa di quali colpe si fosse macchiata la persona colpita”. Fa il pesce in barile? Non conosce il mestiere? Cambia poco, vince la narrazione che divora la realtà.

Al Gramella ha risposto a stretto giro, su Libero, Filippo Facci che gli ha sbattuto in faccia i numeri: 19 omicidi a Milano contro i 400 di Los Angeles, dove la polizia ha fatto fuori 1176 persone mentre quando capita, rarissimamente, in Italia ci fanno una serie Netflix e la sinistra spedisce in Parlamento, come risarcimento, la sorella della vittima; e quella, potremmo aggiungere qui, si sdebita vaneggiando di clima dittatoriale, di fascismo risorgente, lasciando capire che anche il fratello 15b anni fa fu una vittima della Meloni, potenza dello zeitgeist retrospettivo. Il tutto nella Milano piddina di Sala che però chirurgicamente non viene sfiorato da critiche, la Milano dove ogni giorno sbandati del mondo stuprano e feriscono malcapitate di passo, la Milano metropoli più pericolosa d’Europa, numeri alla mano. Fa niente, ai numeri non si replica, deve passare la narrazione del clima sessista, intollerante, del rigurgito reazionario e repressivo con LA RAGAZZA, come scrivono in maiuscolo per dare più forza al miraggio, pestata come un agnello sacrificale.

Chissà se chi parla a vanvera col ditino alzato le conosce, le bazzica ragazze di quello stampo. Chissà se le lascia libere coi propri figli, tanto non si sa che abbiano mai fatto di male. Chi scrive sì, le ha conosciute, per quei casi della vita che sono sempre disgraziati e lo scaricarono, migrante senza storia e senza pietà, su un borgo marinaro di mafiosi a soggiorno obbligato, pregiudicati, feccia prima dall’Italia, poi dal mondo, a conviverci per 16 anni, un miracolo essere qui a raccontarla: “ragazze” non operati, brutali, che nei primi anni di cronaca mi davano da lavorare allo spasimo in un circo efferato di crimini, di decapitazioni, di macelli. Gente che usa il corpo come scalo di traffici immondi, vivergli a fianco, magari da vicini di casa, è peggio dell’inferno, è da suicidio e se ti trovano da solo, di notte sei finito, non li tieni, ho visto sbirri addestrati, violenti, ceffi da paura faticare in quattro, in cinque. Ma parlare è facile, il moralismo cialtrone e bugiardo premia sempre. Il fatto è che con lo stesso tirar via, con la stessa approssimazione ballerina i Gramellini e gli altri del benaltrismo twittarolo impongono l’informazione sul Covid, sui vaccini, sul clima, sull’energia, su tutto. Poi i danni li paghiamo cari. Questo genere di informazione disinformante, scentrata, sformata non ci sta più bene anche perché di precisa ispirazione europeista.  Il viado una ragazza, l’Europa la salvezza, Greta una scienziata, Elly una statista e il Gramelly un fuoriclasse? Avremmo qualcosa da dire.