Quella necessaria presenza: il suo like sotto il mio articolo

Oggi non è più possibile esprimere opinioni di buon senso, né tantomeno dichiararsi pacifisti

SCRITTI BELLICI

Quella necessaria presenza

Sono le sei del mattino. Mi sono alzato e ho fatto uscire We-go, come al solito. Poi, in bagno, ho acceso il telefono. L’ordine in cui guardo i messaggi è sempre lo stesso: prima Whatsapp, poi le mail, quindi Facebook (eventualmente Messenger se qualcuno mi ha scritto) e infine Telegram. Questa notte ho fatto tardi. Ho letto Bertrand Russell, le lezioni lette alla BBC Authority and the individual, in inglese naturalmente. So che molti considerano Russell una personalità superata, ma questo è esattamente il motivo per cui lo leggo: un aristocratico che da Cambridge, Oxford e UCLA ha impartito lezioni su argomenti eterogenei, ha conosciuto alcuni tra i più brillanti uomini della propria epoca (da Ludwig Wittgenstein a Albert Einstein e Srinivasa Ramanujan, per limitarmi a tre soli nomi) e si è sposato quattro volte. Morì a 98 anni dopo essersi goduto la vita, cosa che di sicuro non può essere scritta di molti altri filosofi.

Il buon senso è la cifra stilistica di Russell, leggerlo è semplice e forse è per questo che nel 1950 gli venne assegnato il Premio Nobel per la letteratura, con la motivazione che i suoi vari e significativi scritti ne fanno “un campione degli ideali umanitari e della libertà di pensiero”. Cinque anni dopo il Nobel, nel 1955, Russell scrisse il famoso manifesto pacifista insieme ad Albert Einstein. Da pacifista convinto quale sono sempre stato, non posso che nutrire ammirazione per chi per le proprie convinzioni abbia perso la cattedra a Cambridge dopo la pubblicazione del suo articolo intitolato "L'etica della guerra" (gennaio 1915). In tale articolo, Russell, scrive che esistono quattro tipi di guerra: 1) Guerre di colonizzazione; 2) Guerre di principio; 3) Guerre di “autodifesa” e 4) Guerre di prestigio. Mentre i primi due tipi di guerra possono essere giustificabili, il terzo tipo lo è raramente "tranne che contro un avversario di civiltà inferiore" e il quarto tipo è assolutamente ingiustificabile. Le osservazioni che egli fa sulla legittimità delle guerre di colonizzazione e le guerre di principio sono interessanti ma banali, in quanto si basano su un radicato ideale liberale di superiorità della civiltà Occidentale, oggi certamente inaccettabile in quanto politicamente scorretto.

Molto più personali e sorprendenti le osservazioni sulle guerre di "autodifesa". Il filosofo scrive che nonostante tali guerre siano universalmente riconosciute come legittime e "condannate soltanto da Cristo e da Tolstoj", l'autodifesa è molto spesso brandita come scusa dai guerrafondai: "La giustificazione delle guerre di autodifesa è molto comoda, poiché per quanto ne so non c'è mai stata una guerra che non fosse di autodifesa". Per Russell, spesso la giustificazione dell'autodifesa è un pretesto: dietro una reazione a una presunta minaccia di aggressione, si nasconde una volontà pura e semplice di supremazia.
In merito al quarto tipo, le "guerre di prestigio", esse sono assolutamente ingiustificabili. Ne consegue l’opposizione all’entrata dell’Impero Britannico nella Prima Guerra Mondiale, che riguardava principalmente "l'egemonia dei Balcani” e, come tale, era “interamente una questione di prestigio".

Russell associa tali conflitti al desiderio di trionfo delle nazioni e alla paura dell'umiliazione da parte dei nostri nemici. Poi esprime la speranza che, proprio come gli individui nei paesi anglosassoni hanno abbandonato la pratica del duello e l'hanno liquidata come una "follia e un'illusione", l'onore delle nazioni non sarà "misurato dalla loro disponibilità a infliggere massacri". In termini più metaforici, dichiara, in "War and Non-Resistance" (agosto 1915, The Atlantic Monthly), che "avremmo dovuto mettere Shakespeare sul monumento a Nelson, e dare Apsley House a Darwin. Ma i cittadini che ogni nazione onora di più sono quelli che hanno ucciso il maggior numero di stranieri".

L'onore nazionale non è negativo di per sé: va ricercato in termini artistici o scientifici (corrispondenti a ciò che egli chiama "impulsi creativi" in Principles of Social Reconstruction) mentre va respinto come distruttivo in campo militare o imperialistico (corrispondente a ciò che egli chiama "impulsi possessivi").

La veridicità delle considerazioni di Bertrand Russell, vecchie di oltre un secolo, si può riscontrare nella guerra Russo Ucraina. Da un lato, la Russia sostiene la tesi che si tratti di una guerra di “autodifesa” della Russia minacciata dall’allargamento della NATO (e di una guerra in difesa della popolazione russofona del Donbass). Dall’altro, l’Ucraina – che senza ombra di dubbio è stata invasa – sostiene tout court che si tratti di una guerra di autodifesa.

La realtà, sotto gli occhi di tutti noi, è più complessa. In sintesi, è una “guerra di prestigio” e come tale del tutto ingiustificabile. Gli Stati Uniti finanziano rivoluzioni colorate ai confini del nemico russo e i russi non tollerano di perdere il loro status di superpotenza di quell’area geografica. Esportare la democrazia in questa maniera è eticamente aberrante. Sostituire a politici corrotti e oligarchi filo russi altri politici corrotti e oligarchi filo americani è un’azione che fa ribrezzo a chiunque abbia ancora un minimo di raziocinio.

Queste cose le ho già scritte in un editoriale per Affari italiani, prima di essere cacciato. Oggi non è più possibile esprimere opinioni di buon senso, né tantomeno dichiararsi pacifisti. L’Europa intera è pervasa di ideali bellicisti, anni di indottrinamento americano hanno reso la nostra società refrattaria al buon senso. Siamo tornati alla legge della jungla, dove il più forte impone il proprio dominio dichiarando il falso intento di esportare la democrazia.

Così, proprio quelli come me - che non si riconoscono in questa società marcescente, dove l’unico dio è il mercato che non esiste, in quanto i patrimoni di BlackRock, Vanguard, State Street, le Fondazioni di Gates, Soros e Rockefeller, e i monopoli di Facebook, Amazon, Microsoft hanno il potere di condizionare le borse fino al punto da provocare la caduta di governi e l’ascesa di politici loro graditi (quando non truccano direttamente le elezioni, comunque già falsate da media che sono organi di mistificazione e propaganda) – finiscono in quell’abbozzo di metaverso che sono i social.

Sono sempre più scollegato dalla realtà, più isolato e disilluso e l’unica reazione è fare gruppo con altri esseri umani ugualmente isolati. In democrazia, uno dei principi cardini è quello della tutela delle minoranze. Chi non la pensi come la maggioranza ha il diritto di professare le proprie idee, di rifiutare trattamenti sanitari che non arrestano le epidemie e non sono di utilità individuale, di rifiutare la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Mi permetto di far mia una considerazione antica: una società in cui al cittadino sia impedito di trasgredire con strumenti di controllo tali da rendere impossibile la trasgressione è distopica. E’ proprio Bertrand Russell a ricordarci che una collettività umana non è che una somma di individui. Quando il contratto sociale viene imposto dalla nascita a condizioni capestro (si pensi al debito pubblico che grava – dalla nascita – su tutti noi italiani), ribellarsi è un diritto.

Sono sincero: ho quasi 61 anni. La ribellione in piazza è anacronistica quanto i miei pantaloni lunghi fino a sfiorare il tacco della scarpa. Io sono qui, pronto a seguire qualsiasi leader, ma non vedo altro che gruppi isolati di dissidenti. Vivere nel mondo – in questo mondo – mi è intollerabile, ma da agnostico credo che la mia vita sia la mia unica occasione di felicità. Così, prima ancora di farmi la barba, vado a cercare se lei - che è la mia amica virtuale, la mia compagna di dissidenza, la mia ultima illusione di felicità in due (nonostante tutto) – ha messo un like sotto il mio ultimo articolo per Il Giornale d’Italia, postato su Facebook.

A questo mi sono ridotto: il suo like è diventato per me una necessaria presenza.

di Alfredo Tocchi, 22 maggio 2023